“Poesie” di Chiara Lev Mazzetti (Atlantide)

Se cerchi la strada di casa ne trovi piccole tracce, nelle sue nitide impronte sulla carta, fissate sull'anima di chi legge le sue parole

La ragazza nutrita dalla nebbia. Poesia e altre cose di Chiara Lev Mazzetti. Atlantide.

Il libro si chiama solo Poesie, lo so, però non ho resistito a raccontare le cose che Chiara vede come “cose che scrivo” o “cose a caso che non ti dico”.

Una riga di matita sui miei vent’anni ampiamente guastati, come sillabo in questa stagione, parlando non solo di T.S. Eliot, ma anche del mio sentire coinvolto che si scompone e si sovrappone alle parole che sente risuonare dentro.

Chiara sfugge e ritorna, nel suo vedere tutto senza sovrastrutture, senza la rabbia udibile di generazioni sottratte alla sicurezza, senza altra gioia che quella di poter raccontare trame accennate del suo sguardo insistente sul mondo.

Nel riuscire a narrare poesie, lei fa un piccolo miracolo.

Amerò tutti pur di amare te

ogni capello avrà un posto

prezioso preciso ed io

ne bacerò altri.

Ecco, se cerchi la strada di casa ne trovi piccole tracce, nelle sue nitide impronte sulla carta,  fissate sull’anima di chi legge le sue parole.

La sfoglio, e in ogni piccola riga trovo una sfumatura grigio vento della mia malinconia improvvisa, quella che mi fa piangere di fronte a un gatto che si stiracchia al sole, o al momento magico dell’innamoramento, quando mi sono sentita sollevata da terra.

Ogni parola gioca con le mie impazienze, le trasforma in altre cose. Forse gratitudine per la possibilità di leggere poesie belle, immediate come scatti di foto, destinate ad imprigionare sulla retina del lettore l’istante in cui il fiume inizia a muoversi.

Al mattino hai aperto gli occhi

vi ho visto strade

dove ci saremmo cercate.

Inghiotto piccole lacrime, perché io non ho mai smesso di cercare il ragazzo che trovo e che perdo, e non conta il sesso di chi stai cercando, conta solo il desiderio, accecante, di riuscire a trovare la pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno. Così rimango sommersa dalle mie mani fragili, mentre il mondo di Chiara diventa ombra al confine tra alba e notte azzurra, e mi dice che la poesia continua a unire persone e mondi distanti.

Solo perché siamo umani. Solo perché abbiamo bisogno di cercare bellezza.

Se ti sei chiesta delle mie mani buffe

vedile goniometriche

pensale calcolare

come fosse possibile

che in scala tu fossi esistita

così vicina e minuta

e che un tempo una notte

io abbia assunto una posizione

che ho ricordato solo ieri.

In principio furono le parole. In principio fu l’amore.

Sei andata alla porta

e le cose vere non sono più esistite.

Questa bellezza che cade soffice e liquida è contenuta in questo libro. È una ragazza che si è data un nome nuovo, per sperimentare e mostrare al mondo il segreto che ognuno di noi si porta dentro.

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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