Sono trascorsi più di dieci anni da quando scrissi “Il manifesto del tirchio”. Ero all’università e non amavo spendere. In molti apprezzarono i punti cardine del testo, dettato dalla mia indole oculata e da una macchiolina profonda di tristezza nel mio spirito che zampillava tirchieria quando stimolata.
Non sono mai stato avido, ma tirchio sì. Se a quel tempo avessi gestito il Palazzo del Freddo probabilmente avreste mangiato acqua e pistacchi californiani, zabaione al Gotto d’oro e avreste dimenticato le promozioni invernali. Per non parlare della beneficenza.
Al tempo mi sentivo ben più solo di oggi. La solitudine, come la tirchieria, per spiegarvi, si condensa in una lacrima non vista di un bambino a cui cade il gelato. La mamma rifiuta di ricomprarglielo, il gelatiere evita di offrirne un altro e così il piccolo, deluso, se ne va via silenzioso senza gridare la tristezza di un gelato spiaccicato a terra e del vuoto attorno a lui. Il germoglio della solitudine sboccia su quel silenzio. Il passo successivo alla mia versione universitaria, passo mai fatto, sarebbe stato diventare Scrooge.
Ebenezer Scrooge è un uomo intelligente e solo. Riassume in sé avarizia e tirchieria miste a risentimento come un gelato lasciato mantecare troppo a lungo. Mantecare significa immettere aria e agitare la miscela liquida di gelato in fase di raffreddamento per renderlo spumoso. La vita di Scrooge, segnata dalla profonda solitudine e dall’inabissarsi del suo cuore in un freddo gelido, è quel gelato che staziona dimenticato all’interno del cilindro del mantecatore, alla temperatura di meno nove gradi. Sempre.
Scrooge vedrà apparire spiriti del Natale, festa da lui sempre odiata, che gli mostreranno presente passato e futuro, permettendogli di realizzare la trasformazione che lo ha portato ad essere ciò che è: un vecchio avaro e solo. Prendere coscienza del proprio odio scioglierà il cuore di Scrooge che, pronto a redimersi griderà tutta la sua gioia. E il nostro gelato dentro al mantecatore? per quello servirà il gelatiere, che per un momento durato troppo a lungo è rimasto legato al pensiero di quel gelato caduto a terra tanti anni prima.
Zio Alberto
Cosetta incontra inaspettatamente un lontano parente che aveva conosciuto solo nei racconti dei suoi familiari.