Attenzione a non confondere chi narra con il personaggio. Se racconto che il tale è uno stronzo non è detto che io autore lo sia. Questo l’alibi, la scusa, o forse la mezza verità che chi scrive di sé si trova spesso a interpretare… “Ma no, non mi riferivo a noi, è un romanzo”. Questione declinata in svariati modi nel cinema di Fellini e di Woody Allen e anche in Bergman. È presente in Otto e mezzo e in tanti film di Allen. Direi che è per entrambi – Fellini e Woody Allen – una vera ossessione. In 8 e mezzo è terribile e sublime: per esempio quando si trovano in sala di proiezione e visionano col produttore e altri della produzione dei provini in cui lui, Mastroianni alias Fellini, “cerca” una donna del popolo che possa fare la parte della sua amante cafona e culona, la Milo. La moglie Anuk Aimé se ne va dalla sala fuori di sé, lui la rincorre e lei gli fa ringhiando di rabbia: “Certo, è un film, come no?, la solita scusa, e quanto mi sono stufata di fare la parte della piccola borghese che non capisce…”.
“Caledonian Road” di Andrew O’Hagan – traduzione di Marco Drago (Bompiani)
Una storia senza innocenti o vincitori, ma solo persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque nelle loro vite.