Parliamo di “Romanzo per due rivoluzioni” con Francesco d’Ayala

"Mi trovo meglio dalla parte di chi cerca di migliorarsi per cambiare pezzi di mondo e circostanze".

Viene presentato a Roma il 27 marzo alle 18.30, alla libreria “Il Seme”, il romanzo di Francesco d’Ayala, Romanzo per due rivoluzioni, edito da Blu Atlantide nel 2024. D’Ayala è riuscito, partendo da personaggi storici raccontati durante lo sviluppo delle loro vicende umane, a rimanere in equilibrio tra il peso della Storia e la leggerezza delle storie personali. Con una scrittura accurata e una documentazione notevole. Così il romanzo risulta di piacevole lettura, ma permette di indagare psicologie e sviluppi storici con precisione, in modo efficace. D’Ayala, giornalista radiofonico Rai, già autore di due saggi sul potere in Sicilia: Dalla coppola al colbacco e L’avvocato dei misteri, entrambi per Castelvecchi, con questa sua nuova opera esordisce nella narrativa. Poiché il suo percorso si è incontrato con i laboratori della Scuola Genius, mi fa particolarmente piacere colloquiare con lui sul suo romanzo.

 

I protagonisti di questa storia portano il tuo stesso cognome, quindi si tratta di una storia vera? Come hai trattato il materiale storico per farne un romanzo?

I protagonisti sono reali. Si tratta dei miei quadrisavoli, i nonni di mio nonno. Le notizie su di loro partono dai lunghissimi testamenti che hanno lasciato, lettere e ricordi lasciati in famiglia.

 

Sicilia, metà Ottocento, la mente corre subito a Tomasi di Lampedusa e al Gattopardo, mentre scrivevi pensavi a quel capolavoro, tornato anche di moda recentemente presso il grande pubblico per una serie tv?

È inevitabile pensare al Gattopardo quando si incrocia la Sicilia, però questa era una storia molto più dinamica dove i protagonisti sono stati parte attiva per cambiare il loro mondo anche se fatto di privilegi. Appartenevano a una classe dirigente che voleva con volontà e furia un futuro diverso.

 

Quali sono le due rivoluzioni di cui parli fin dal titolo?

Le due rivoluzioni sono quella del 1848, che fu perduta a favore della Restaurazione, e quella del 1860, che fece l’Italia secondo la volontà dei protagonisti.

 

Mi sembra che in questo romanzo ci sia anche una figura di donna molto particolare, Giuseppina Adonnino, coraggiosa e anticonformista. È una figura realistica?

La figura della protagonista è assolutamente veritiera. Era un vero cervello e una donna che piegava qualunque circostanza alla sua volontà.

 

C’è una frase che mi ha colpito molto nel romanzo, la pensa Giuseppe a venticinque anni: «La mia vita è come un pranzo domenicale: buono ma pesante». Vedi delle similitudini con i giovani del nostro ricco Occidente di oggi?

Quella frase ricalcava le abitudini di una classe dirigente che ostentava benessere. Giuseppe, anche in questo caso, voleva cambiare l’andazzo.

 

«Io sono contro l’ingiustizia» dice a un certo punto Giuseppe e un altro personaggio, Raffaele Lanza, commenta: «L’ennesimo fesso, un damerino che si è messo in testa di fare la rivoluzione». Tu da che parte stai?

Mi trovo meglio dalla parte di chi cerca di migliorarsi per cambiare pezzi di mondo e circostanze.

 

Alcuni pensano che le vicende che tu narri, l’impresa dei Mille, Garibaldi, Bixio, ecc., furono una sconfitta del Sud, tu che ne pensi?

Assolutamente, il regno dei Borbone era stato fondato nel 1130 da Ruggero II il normanno.  Era la più vecchia monarchia d’Europa e aveva fatto il suo tempo.

 

Tu sei un giornalista professionista e per di più lavori alla radio, RadioRai, sei un esperto di parole. Le hai trovate facilmente per narrare questa storia?

Le ho trovate facilmente perché ho imparato a cercarle, con qualche aiuto.

 

Se dovessi spiegarlo a uno che non lo sa, magari a molti allievi della nostra scuola anch’essi giornalisti, che differenza c’è tra scrivere un articolo e un brano di narrativa?

La similitudine è che si tratta di due sport di squadra che si giocano con una palla tonda. Per il resto è molto differente. Impossibile mettere narrativa e saggistica vicine , rispondono a esigenze molto diverse.

 

Pensi che l’esperienza fatta nei laboratori di scrittura della Scuola Genius ti sia servita per trovare il modo giusto per scrivere questo libro?

Assolutamente sì. Sono stato portato per mano in un mondo nuovo, la scrittura narrativa, io mi sono lasciato portare ascoltando tutti i consigli, le tecniche e qualche segreto.

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Paolo Restuccia

Scrittore e regista. Cura la regia della trasmissione Il Ruggito del Coniglio su Rai Radio2. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi), Io sono Kurt (Fazi), Il colore del tuo sangue (Arkadia) e Il sorriso di chi ha vinto (Arkadia). Ha insegnato nel corso di Scrittura Generale dell’università La Sapienza Università di Roma e insegna Scrittura e Radio all’Università Pontificia Salesiana. È stato co-fondatore e direttore della rivista Omero. Ha tradotto i manuali Story e Dialoghi di Robert McKee e Guida di Snoopy alla vita dello scrittore di C. Barnaby, M. Schulz.

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