“Salvarsi la vita” di Pierangelo Consoli (Nuova Editrice Berti)

Questa è la vita di Arturo, che continua a ricordare i momenti vissuti con la madre, i suoi silenzi, la ricerca di lei.

Come fai a salvarti la vita se hai vent’anni, vivi in un paese piccolo e asfittico, con una madre pittrice geniale, ma che si è rinchiusa nel mutismo e poi si è lasciata annegare, e un padre ossessivo e assente insieme, che tu chiami Ammiraglio?

Questa è la vita di Arturo, la sua solitudine brutale e asfittica, i suoi vent’anni avuti in sorte guastati dalle dissonanze familiari, dalla tragedia di un suicidio con il quale è difficile fare i conti, e una madre che da morta, più ancora che da viva, fa sentire l’inadeguatezza del ruolo sociale. Così lui continua a ricordare i momenti vissuti con la madre, i suoi silenzi, il tentativo di lei attraverso la pittura di fare quello che cerca ogni artista, lasciare un segno nel mondo, i demoni esplosi sulla tela in un linguaggio preverbale. Troppo per un bambino, e poi per il ragazzo lasciato da solo a elaborare il lutto duplice dell’abbandono emotivo e della mancanza fisica, la sedia vuota, la stanza chiusa in cui aleggia ancora un vago odore di acquaragia.

L’incontro con Renato e Manuela, lui aspirante cantante, lei studentessa che cerca evasione e riscatto dal lavoro nel bar del paese, dà vita a un sodalizio di anime. Insieme parlano di tutte le cose possibili e impossibili di cui parlano i giovani, accecati dalle possibilità, anche quando sono lontane o difficili. Essere giovani è già una condizione dell’anima, un’inclinazione che orienta tutta la nostra esistenza, e non diventiamo mai adulti fin quando coltiviamo la possibilità e il desiderio di poter cambiare, di andarcene di colpo senza dare spiegazioni.

Il loro legame fa brillare i muri e l’aria che respirano, avidi, ghiotti di esperienze, e l’amore che Arturo prova per entrambi non è né una colpa né uno stigma, ma solo il suo modo di sentirsi vivo e vitale, nella letargia del paesino soffocante e privo di stimoli che gli è toccato come luogo di vita. Può questo amore fra loro tre diventare salvezza, uscire dai binari dell’inconfessato, fino a trasformarli in una specie di famiglia? L’unicità, la grandezza forse, sta proprio nel sentire la forza dirompente del momento e portarselo dentro, nel tempo destinato a scorrere e far diventare più temprati i corpi e le anime.

La bellezza di questa storia, questo tenero e struggente romanzo di formazione, è la sua brevità, il suo narrare in una forma estremante lirica del momento in cui stiamo per scoprire il desiderio, quello che ci fa camminare sollevati da terra, senza una declinazione specifica di etero o omosessualità, perché essenzialmente l’amore, come dice Rilke, consiste in solitudini che si riconoscono e si rendono vicendevolmente omaggio.

 

“Anche io vi voglio bene, però ho paura, disse Manuela chiudendo gli occhi.

Di che cosa?

Ho paura che confondiamo la solitudine, la pau­ra, il senso di abbandono, l’egoismo e il desiderio con questa cosa che viene fuori e non sappiamo defi­nire, allora la chiamiamo amore.

Che facciamo adesso? sussurrai.

Perché devo dirtelo io?

Perché tu sai sempre cosa fare.

Io non so niente Arturo, veramente non lo so.

Io ti amo.

Anch’io.

E allora perché sembra che stiamo sbagliando tutto?

Perché non c’è Renato.

Aspettiamolo qui, proposi, senza muoverci mai.

Lei strinse la mia mano ancora più forte”

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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