“La donna che scompare” di Ling Ma – traduzione di Anna Mioni (Codice)

Le protagoniste di questi racconti sono accerchiate da possibilità dalle quali finiscono con il ritrarsi, americane di seconda o terza generazione, di origine cinese, eternamente disfatte dal loro sentirsi estranee nel mondo che abitano.

Sospendersi è un atto di riluttanza. E la riluttanza nell’ottica calvinista produttiva e tesa al successo degli USA è la forma più potente di ribellione. Le protagoniste di questi racconti sono accerchiate da possibilità dalle quali finiscono con il ritrarsi, americane di seconda o terza generazione, di origine cinese, eternamente disfatte dal loro sentirsi estranee nel mondo che abitano. Metafore, paradossi, racconti in cui elementi della realtà tangibile incrociano elementi surreali, di cui peraltro non si avverte il peso, sono i perni ai quali si appoggiano le storie di donne soggette alla duplicità visiva del loro sguardo e dello sguardo, a tratti per loro incomprensibile, di chi le osserva.

Una donna vive con un suo marito e i suoi 99 ex in un palazzo enorme, una villa, dove il marito parla con lei solo quando serve, e soprattutto con un linguaggio che non si sforza di negare il simbolo del dollaro. Lei è ancora intrappolata nella rete emotiva di un ex violento, chiedendosi perché è rimasta nonostante le ferite e la mancanza di autostima. Forse in quel contatto violento ritrovava una forma di autenticità, un essere messa a nudo, preferibile alla prigione in cui si sforza di sopravvivere.

Una ragazza viene ingannata dalla sua ex migliore amica/fidanzata occasionale segreta e viene indotta a prendere una dose eccessiva di una droga che rende invisibili. L’attaccamento morboso della sua ex le impedisce di fuggire verso un’altra vita e, nel momento del disfacimento, si rende conto che forse voleva diventare un’ombra sul muro, priva di consistenza materica, perché avere un corpo è un destino difficile. I corpi sono bizzarri, capricciosi e traditori e soprattutto sono pieni di bisogni da soddisfare che l’invisibilità cura per sempre.

L’acuirsi dello scontro generazionale tra madre cinese, che ancora sente l’America e la lingua come un paese straniero, e figlia che vorrebbe integrarsi senza tradire la madre e le sue origini, viene sublimato in un racconto dove la figlia, dal punto di vista della madre/narratrice, mette in scena un episodio drammatico accaduto quando la madre svolgeva mansioni di domestica, sottopagata, all’interno di una felice famiglia americana. L’equilibrio e i ruoli, così netti e chiari, vengono ribaltati quando un equivoco venditore porta a porta si intrufola in casa e lei non ha parole dure o scortesi per mandarlo via.

Una giovane professoressa universitaria di cinema chiacchierando con il suo ex mentore si trova proiettata in un universo alternativo sottratto allo scorrere inclemente del tempo, dove le emozioni sono cristallizzate e le persone che scelgono di restare lì sentono la felicità placida e immota di non essere più costrette non solo a invecchiare ma a rinegoziare continuamente i loro rapporti affettivi e di potere.

Una donna accompagna il marito nel suo paese di origine cercando di incollare le ferite inferte dal suo tradimento al loro matrimonio. Lì lui la lascia all’aeroporto e sarà per lei una fatica e una forma di espiazione capire che il ritorno dentro il suo corpo per lui passa attraverso il rito della sepoltura, in una forma magica di rinascita. Chi si sottopone al rito può uscire guarito o morto o cambiato, perduto, diverso dalla persona che ha cercato conforto nella terra. E nessuno sa prevedere l’esito.

Tutte storie incentrate sul corpo e sulle metamorfosi che il corpo stesso subisce, piegato dal senso di riscatto o dalla sua stessa inazione, teso a sentire la fatica dell’essere vivo in questo spazio-tempo, dal quale, a volte, tenta di fuggire e di mimetizzarsi. Vivere sotto un sasso, nutrirsi di suoni, non essere costrette a nascondere le cicatrici intese come mostruosità non conformi al mondo occidentale che brama sorrisi perfetti con denti bianchi come nelle pubblicità dei dentifrici. L’imperfezione ci caratterizza, nelle nostre disastrose scelte sentimentali, nelle nostre rinunce alle lotte per essere le migliori, perché, credo che qui sia il senso delle storie della scrittrice, restare a galla con le nostre ambivalenze è già molto difficile, e riuscirci deve bastarci.

In fondo, come dice la protagonista di uno dei racconti, Dorothy avrebbe potuto scegliere di vivere nella Città di Smeraldo, ma vuole solo tornare a casa.

 

“Esamino mia figlia nello specchietto retrovisore. Quando ho saputo di aspettare una figlia, la mia famiglia era molto delusa. In Cina è sempre meglio avere un maschio se avrai un figlio solo. Ma io in segreto ero felice. Un maschio nel migliore dei casi può adorare sua madre, ma una femmina la può capire. Quando il medico mi ha detto che era una femmina, ho pensato: adesso qualcuno mi capirà. Fu il momento più felice della mia vita. L’idea di avere una figlia.

– Non parlarmi di cose che non capisci – le dico ora.

Lei sbatte gli occhi, non dice nulla. Diventa molto silenziosa, come è il caso di fare, e guarda fuori dal finestrino. Bene, penso, non guardare me.

Lei, come per istinto, alza lo sguardo. I nostri occhi si incrociano nello specchietto. Poi lei li distoglie”.

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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