Secondo me leggere qualcosa di originale è decisamente più importante di scrivere per uno che apprezza i libri e le storie. Per questo vado alla ricerca di testi che mi regalino qualche sorpresa inaspettata. Spesso si tratta di raccolte di racconti a tema scritti da autori differenti, perché la varietà di punti di vista sullo stesso argomento porta a interessanti prospettive diverse che un autore singolo non sempre riesce a rivelare. E quindi mi è capitata tra le mani una raccolta intitolata Sound Crime, crimini a ritmo di musica (Damster 2024), che unisce il classico racconto giallo noir con le canzoni. Il libro si apre con la citazione di una canzone che ho molto amato, Festival di Francesco De Gregori, sulla morte di Luigi Tenco: “La notte che presero le sue mani e le usarono per un applauso più forte. Chi ha ucciso il piccolo principe che non credeva nella morte?” A questo punto decido di parlarne con Dario Brunetti, che ne è il curatore.
Ciao Dario, la tua raccolta di racconti gialli s’intitola Sound Crime, perché?
Ciao Paolo, ti ringrazio per lo spazio dedicato, Sound Crime nasce da una rubrica che l’ottimo Gianluca Morozzi cura per il sito di Giallo e Cucina. I blog letterari non devono avere solo ed esclusivamente recensioni e interviste, ed è importante inserire delle rubriche collegate col genere in sé, ebbi l’idea di dedicarne una alla musica ricordando tutti quegli artisti che han perso la vita in circostanze misteriose. Artisti assassinati o portati al suicidio, infatti ci sono dei misteri ancora insoluti, un esempio appartiene alla morte del cantautore genovese Luigi Tenco. Ne parlai con Gianluca Morozzi, scrittore poliedrico quanto prolifico che suonava in una cover band di Bob Dylan (il mio cantante preferito in assoluto) che prendeva il nome di Street Legal e lui accettò con molto piacere l’idea di curare questa rubrica. L’anno dopo è diventata un’antologia con dei racconti che unissero il connubio musica-delitto con delle storie di fantasia dove in ognuna di esse ci fosse un artista o una band musicale. L’obiettivo era cercare di creare un’antologia diversa da tutte le altre, qualcosa che mancava. Ne parlai sia con Gianluca Morozzi che con Katia Brentani e Massimo Casarini della Damster edizioni e accettarono con molto entusiasmo. Scelsi di coinvolgere autori e autrici emiliani volendo anche rendere omaggio alla città di Bologna che nel 2006 fu dichiarata dall’Unesco Città Creativa della Musica. Inoltre essendo un’antologia in cui la musica diventa un elemento fondamentale diventava imprescindibile la presenza di un artista o una band musicale. Grazie a Carmelo Pecora, uno degli autori dell’antologia si pensò di invitare Massimo Ghiacci dei Modena City Ramblers coinvolgendolo nello scrivere una delle due prefazioni.
Mi sembra doveroso menzionare e ringraziare i diciotto autori e autrici che han partecipato a questo progetto letterario: Michele Attanasio, Alessandro Berselli, Cinzia Bomoll, Carmine Caputo, Massimo Fagnoni, Luigi Guicciardi, Riccardo Landini, Lorena Lusetti, Anna Patrizia Mongiardo, Gianluca Morozzi, Francesca Panzacchi, Paolo Panzacchi, Corrado Peli, Davide Pappalardo, Carmelo Pecora, Paola Rambaldi, Roberto Roganti e Giada Trebeschi.
Qual è stata la tua formazione come lettore di gialli?
La mia formazione inizia con il giallo classico deduttivo grazie alla scrittrice britannica Agatha Christie, quando iniziai a leggere i suoi romanzi era il periodo che stavano trasmettendo in tv i film Assassinio sul Nilo e Delitto sotto il sole interpretati da Peter Ustinov nelle vesti di Hercule Poirot, un’altra grande performance attoriale l’ha offerta Albert Finney in Assassinio sull’Orient Express. Poi sono ovviamente legato ai romanzi di Arthur Conan Doyle con protagonista Sherlock Holmes affiancato da Watson. La scienza della deduzione lo reputo un capitolo chiave del Segno dei quattro e del modo di come ci si approccia a questo genere letterario. Per non dimenticare Edgar Allan Poe che ha portato il lettore in una dimensione psicologica e non è stato apprezzato solo per il giallo, ma soprattutto per il genere horror. Nonostante abbia menzionato i tre scrittori per eccellenza del genere, io adoro il personaggio di Nero Wolfe inventato da Rex Stout e ho apprezzato lo sceneggiato televisivo in cui era interpretato dal grande Tino Buazzelli affiancato da un altro attore di qualità del calibro di Paolo Ferrari nella parte del fidato collaboratore Archie Goodwin.
Per tanto tempo ho acquistato i Gialli Mondadori che mi han fatto scoprire scrittori come Erle Stanley Gardner, Cornell Woolrich, John Dickson Carr e tanti altri. Poi mi sono dedicato alla letteratura poliziesca passando da Brett Halliday a Ross McDonald, da Ed Mc Bain a James Hadley Chase, da Peter Cheney a Michey Spillane, per finire con Dashiell Hammett e Raymond Chandler.
Dai romanzi di Spillane guardavo in tv la serie di Mike Hammer interpretata da Stacy Keach e chi ama il noir non ha potuto perdersi Il mistero del falco con il tenebroso Humprey Bogart o Il lungo addio con Elliott Gould o Marlow, Il poliziotto privato con Robert Mitchum.
Da ex cinefilo i libri mi han legato in un secondo momento a film indimenticabili, senza trascurare gli autori italiani con le prime serie per la televisione dedicate al giallo e al poliziesco: Augusto De Angelis con il suo commissario De Vincenzi interpretato da Paolo Stoppa, Renato Olivieri con il commissario Ambrosio con un grande Ugo Tognazzi e Loriano Macchiavelli con il suo ispettore Sarti interpretato da Gianni Cavina.
Ma non posso assolutamente dimenticare il padre del noir italiano Giorgio Scerbanenco, uno dei pochissimi scrittori in assoluto che si è contraddistinto in più generi letterari. Sono soprattutto affezionato ai gialli con protagonista Duca Lamberti. Unici e indimenticabili.
Belle le antologie di racconti gialli, ma tu le leggi quelle che fanno gli altri?
Chi è abituato a leggere i romanzi sembra far fatica nell’avvicinarsi alla lettura dei racconti, per me non è stato così, quando iniziai a leggere Agatha Christie c’erano dei volumi come: I primi casi di Poirot, Hercule Poirot indaga, La dama velata e altre storie e così scoprii la bellezza del racconto breve.
Non leggo solo le antologie di gialli, sarebbe un limite per me come per tutti credo, con tutto il rispetto non si può essere ancorati a un unico genere letterario, posso dire che avendo la bibliografia completa di Piero Chiara scopri per davvero la bellezza del racconto, lo scrittore nativo di Luino ha realizzato tante raccolte di racconti da Il capostazione di Casalino a L’uovo al cianuro oppure le novelle di Verga o di Pirandello. Leggo e scrivo recensioni di qualsiasi genere letterario.
Ti ho fatto esempi di scrittori del passato e potrei continuare a farne tanti, oggi ci sono delle antologie di racconti interessanti che non si trovano solo ed esclusivamente nelle case editrici importanti, perché chi crede questo è in errore ed è vittima di conti un po’ maldestri, poi è giusto che si torni per davvero a valorizzare il racconto a prescindere che sia una casa editrice piccola, media o grande.
Non dovremmo perderci sempre nelle logiche di mercato perché così facendo si andrà sempre e comunque a discapito degli scrittori, è vero parlano le statistiche (io sono uno che ci va molto dietro) però bisogna porsi nuove sfide e avere il coraggio di ribaltarli quei numeri. Lo so che non è facile ma bisogna provarci soprattutto in un paese dove si legge molto poco.
Qual è la cosa più difficile nel creare una raccolta di racconti? E cos’è che ti piace nel farlo?
È la seconda volta che curo un’antologia di racconti, per me è stato rivolermi mettere alla prova. Nel momento in cui decido di creare un’antologia di racconti cerco due cose essenziali: l’originalità e la credibilità, se queste due componenti non ci fossero, potrei assolutamente evitare di realizzarle. Ci vogliono idee coinvolgenti e suggestive in cui possono essere spinto dalla voglia di curare un’antologia che abbia degli elementi esclusivamente nuovi da proporre alla casa editrice che deve credere nel progetto esattamente come glia autori. Si finisce per creare un legame che unisce tutti quanti come in una squadra.
Non è facile perché ovviamente l’autore/trice in generale tende a proteggere il suo romanzo o il personaggio della sua serie e quindi metterà sempre in secondo piano il racconto, per ragioni ovviamente legati all’editoria. Ma attenzione, non voglio affermare con assoluta certezza che un autore/trice prediliga il suo romanzo al racconto, ci sono dei racconti eccezionali che hanno avuto la fortuna di vincere premi letterari prestigiosi e che, a prescindere dal riconoscimento, nel racconto si può stabilire qualcosa di intimo e personale al quale si sente di appartenere e in tanti anni di letture antologie a parte queste sensazioni le ho percepite e riscontrate.
Il racconto giallo è un genere antico, da Edgar Allan Poe alla rivista di Ellery Queen, funziona ancora?
Per chi sa scrivere bene un racconto e riesce a ottenere il consenso della critica e del pubblico sicuramente sì. Ma scrivere un racconto breve non è assolutamente facile per di più appartenente al genere giallo. Nelle due antologie che ho curato gli autori hanno toccato un po’ tutti i generi letterari dal giallo al noir, ma anche il thriller e addirittura il thriller fantascientifico come nel racconto Samurai di Alessandro Berselli nell’antologia Sound Crime.
Come si fa a scrivere un buon racconto giallo? La brevità non è una difficoltà in più?
Per scrivere un giallo, bisogna costruire una buona trama in cui ci deve essere davvero l’indispensabile, non descrizioni che possono annoiare il lettore, pertanto, occorre fare leva sempre sulle regole basilari come la definizione dei personaggi, l’ambientazione e avvalersi di dialoghi serrati, a meno che non c’è l’io narrante del o della protagonista, ma devi saper ammaliare il lettore, affinché sia catturato dalla narrazione.
Sono stato curatore di due antologie di racconti: in Noir in abito da sera tutte le autrici dovevano impostare il racconto focalizzando l’attenzione sulla figura della donna. Vittima, carnefice o commissario, ispettrice di polizia e investigatrice. Avevano un punto di riferimento ben specifico e quindi dovevano adattare il loro genere narrativo che poteva essere un giallo, thriller o noir alla storia anche utilizzando tante tematiche sociali all’ordine del giorno.
Sound Crime è un’antologia di racconti sperimentale in cui indico agli autori/trici di cercare di legare la musica al delitto quanto più possibile; quindi, i punti di riferimento sono solamente legati al connubio in sé, poi ho dato più o meno degli esempi proprio per rendere al meglio il concetto di quel che volevo intendere in questo nuovo progetto letterario.
Ci consigli qualche racconto giallo imperdibile?
Chi, come me, ha iniziato a leggere i gialli di Agatha Christie, non deve lasciarsi sfuggire il volume I primi casi di Poirot uscito in Italia nel 1977 dove ci sono tanti bei racconti con protagonista l’investigatore belga, ma uno salterà all’occhio del lettore perché succede qualcosa di incredibile; Il racconto s’intitola La scatola di cioccolatini dove lo stesso Poirot per una volta confida a Hastings di aver individuato l’assassino sbagliato, ci sarà la confessione dell’omicida.
Hai mai scritto un racconto o romanzo?
No, mai. Per ora mi sono ritagliato questa passione che mi porta a scrivere articoli su dei libri e a curare antologie. Ne ho realizzate due per ora, in futuro chissà!