C’è un grosso cono che piange. Non che pianga lacrime umane, sta semplicemente resistendo alla pressione del gelato che si scioglie. È un cono oversize, dalla caratura spessa, segnato da piccole crepe qua e là che fatichi a tenerlo in mano per quanto è grosso e hai pure paura che si spezzi per quanto è fragile. Ti rendi conto subito che il problema non è il peso però, è quella fragilità che crepa tutta quella consistenza. Quello che contiene è raffinato ed elegante e romantico e universale ed è lì lì che dalle crepe cola una crema alle rose raffinata, un cioccolato profumatissimo; sei lì che ascolti le crepe scricchiolare che pensi sia troppo tardi ma lui regge, regge quelle nocciole tostate dentro una gianduia esplosiva. Poi, se vai ancora più a fondo, se ascolti il gusto fino in fondo al cono ci trovi del mango al pepe rosa e della fragola al profumo di menta. Jelly Roll è l’esempio di grandezza, abbondanza, un pozzo gigante che contiene mondi musicali fatti di consistenza e delicatezza. Ma tutto regge sulla punta del cono, il cono spesso, grosso, con una punta alla base piccola, sei lì che ascolti e senti l’imminenza del deflagrare delle sue parole come un gelato che cola giù dentro di te colmandoti e toccandoti l’anima fin quando non ti accorgi che a esplodere sei tu e, finalmente, ti commuovi.
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Virginia Woolf e la signora Dalloway
L’incipit di uno dei romanzi più conosciuti di un’autrice amatissima.