Nelson Mandela chiuse a malincuore le pagine del libro che aveva appena finito di leggere.
Si sdraiò sul tappetino che fungeva da letto, stringendo ancora il libro tra le mani.
Chinua Achebe era uno scrittore straordinario e il suo romanzo Il crollo era, a giusto titolo, considerato il più importante nella letteratura africana.
Per Nelson, quella era stata una lettura illuminante: la parabola esistenziale di Okonkwo, il protagonista, gli era sembrata una magnifica metafora del destino del suo popolo: la fierezza dei padri, le loro leggi e gli antichi rituali, tutto spazzato via con violenza da eserciti stranieri e religioni sconosciute.
“Anche il leone deve avere chi racconta la sua storia. Non solo il cacciatore”, aveva detto Achebe, e questa frase risuonava spesso nelle orecchie di Nelson.
Il prigioniero aprì gli occhi: la cella asfissiante, 2,59 metri di lunghezza e 2,3 di larghezza era sempre lì, un anfratto quadrato, due finestrelle e un tappetino per dormire, un comodino e un secchio come bagno.
Mandela richiuse gli occhi, e si addormentò stringendo il libro sul cuore: in compagnia di Achebe, le mura della prigione non esistevano più.
Bibliografia
Chinua Achebe, Il crollo, Jaca Book;
Chinua Achebe, La freccia di Dio, La Nave di Teseo.