Alcuni ‘no’ ancora mi perseguitano, quaggiù. Quei ‘no’ che ho rifilato, rifiuti dettati dalla pochezza dell’animo che mi ha spinto a credere che un gesto d’amore potesse farmi sentire debole. Un gesto piccolo, insignificante, è stato quello di ieri sera. Passeggiavo, c’era ancora il freddo dell’inverno e io rimuginavo sul senso di colpa. È cresciuto veloce il vento a spirale e le foglie hanno iniziato a girare in cerchio e mi hanno accarezzato. Così mi sono tirato su il cappuccio e ho aumentato la velocità del passo eppure le foglie volavano e il freddo sembrava ancora più freddo perché la pelle del mio viso iniziava a screpolarsi.
Ho visto nel vento la faccia di questa vagabonda a cui poche ore prima avevo detto no, ho detto – non posso darti un pezzo del panino che sto mangiando, non ho contante, vattene.
Era ricurva poche ore prima e non avevo visto il viso se non il naso pallido e delle labbra color carne ossidata; era una vagabonda particolare, ho pensato. Il vento sembrava dicesse il mio nome mentre le foglie prendevano un colore bianco come se ghiacciassero e l’ho vista ancora, era lei sospesa nel vuoto davanti a me. I suoi capelli spessi come fili di ferro fluttuavano e un occhio era nero e un occhio era bianco e in quello bianco ho visto l’universo che mi ha preso come fosse stato una calamita. L’occhio nero mi sembrò di vetro, ancora più freddo intorno a me e l’occhio bianco ha iniziato a risucchiarmi e sono diventato neve dentro e risucchiato dal desiderio di quel gelo non avevo intenzione e sono apparso qui, in una landa desolata di una terra fredda, e mi accorgo ora di essere nudo e intorno ovunque mentre scrivo con il dito c’è freddo e gelo e la neve sembra panna e piove una grandine pesante che mi arrossa la pelle e il mio corpo è come se si seccasse. La vagabonda ora non è una ma sono due, tre, dieci, tutte uguali pronte a rendermi una ghiaccia reale con striature sulla mano sangue color fragola.
Mai dire no alle streghe, ti porteranno dentro di loro, ti incastreranno nell’eternità di una landa gelida.
Nota per il lettore: Ricorda che per me l’inferno è freddo. Se segui la mia newsletter, SottoZero, saprai che le fiamme dell’inferno per me sono stalattiti; finire all’inferno significa finire giù, al freddo.