Ho una vaschetta di gelato in freezer da un mese. Ci penso tutte le sere da giorni, stravaccato sul divano. Vorrei scrivere. Vorrei guardare un film. Vorrei parlare con qualcuno del fatto che non mi va di mangiare quella vaschetta di gelato, che vorrei altro. Ma me ne resto sul divano e scrollo Instagram, in questo periodo più del dovuto. Mi alzo a prendere il gelato su, almeno faccio spazio in freezer. Non può restare là dentro per sempre. Ma no, no, non mi va mettere in disordine, poi mi sporco, sporco il tavolo, mi appiccico le mani. Dormono tutte. Rischio di far rumore. Scrollo LinkedIn, levo le notifiche. Non le sopporto le notifiche, la spuntina rossa sulle app. Il gelato però sarà uno schifo dopo un mese, cos’era? Crema, pistacchio, cioccolato, crema romana. Sopra ci sta il mio pollo surgelato e l’indivia. Che palle, sarà di legno, sarà tutto smangiucchiato. Poi in realtà vorrei un cornetto Algida, spumoso, arioso. Scendo giù al bar a prenderlo va’. Boh, devo vestirmi però. Scrollo il telefono, ho un po’ di messaggi su Whatsapp non letti, chiudo.
Distendo le braccia. Sento solleticarmi una punta di vergogna, mi alzo, credo di essere un po’ stressato, credo di avere troppe cose in piedi. Sai che faccio? Lo faccio e chissenefrega.
In silenzio vado verso la porta di casa, ho i pantaloncini dell’Indomita e una maglietta, mi infilo le ciabatte. Apro la porta. La porta fa sempre clack forte, ci infilo la chiave all’esterno e l’accompagno piano, fa poco rumore.
Scendo, salto i gradini, esco e sono al bar.
Un cornetto Algida, dico.
Sicuro?, mi dice la ragazza al banco.
Sicuro, sì.
Mi sembra sorrida, pago, scarto il cornetto e lo addento. Noia e frustrazione si mischiano sul palato in un annoso e dolce far niente.