Roma

Anna Magnani bussa alla tua porta e... vi trovate a discutere sulle bellezze perdute e ritrovate della sua città.

– Mah, che sorpresa! Anna, tu, proprio tu qui a casa mia! Ma sei proprio tu?

–  Sì, sì, sono proprio io.

– Come mai, proprio qui da me?

– Beh, sai, tu ti chiami come me e ho pensato che  puoi aiutarmi in una cosa, cioè, ecco, devo farti una richiesta.

– Tu fai una richiesta a me? Che strano… Dimmi cosa posso fare per te? Lo faccio con gran piacere!

– Ecco, so che è una domanda strana, ma so che a te posso farla!

– Dimmi, dimmi.

– Voglio rivedere la mia Roma, la Roma che conosco io.

– Fammi capire, che vuoi dire?

– Roma, la mia Roma, nun me piace più. Non è più la mia città, nun la riconosco più! È piena di macchine, a me me piaceva de prenne la carrozzella per annà al lungotevere e quei poveri cavalli adesso nun cianno nemmeno  più dove mette le zampe. Me piaceva la mattina annà al giornalaio a comprà er giornale e poi me sedevo al tavolino der bar col cappuccino e me leggevo le notizie e piano piano me finivo er cappuccino. Mò nun ce sta più nemmeno una edicola, dice che leggono tutti il giornale dal telefonino, i tavolini dei bar stanno in mezzo alle machine, che se non te stai attento te acciaccano pure!

– Ma Anna, le cose cambiano, la città si è ingrandita, ora c’è la metropolitana, certo ci sono un po’ troppe macchine, ma le carrozzelle forse non servono più.

– Vabbè che le cose cambiano, ma quelle belle le potevano lascià. A me me piaceva andà a Trastevere a magnà la cacio e pepe e che trovi più una trattoria come se deve? Cianno tutti nomi stranieri, e poi ho visto mangià gli spaghetti cor cappuccino. L’amatriciana con la birra! Roba da chiudesse gli occhi. Eppoi i tram, nun ce stanno più i tram, tutti autobus che fanno nà gran puzza, via Nazionale nun se riconosce più, se vedono solo autobus, menomale che almeno l’hanno fatti giallo rossi, almeno quarche ricordo della Roma ci sta.  Quando c’erano i tram era cosi bello, non puzzavano e poi andavano piano piano, d’estate c’erano le carrozze aperte e la sera te facevi na’ passeggiata da porta Maggiore, tutta piazza Vittorio e poi sino al Colosseo, il ponentino te faceva sentì un bel fresco e te godevi tutte ’ste bellezze che ciavemo  a ’sta città. Adesso sugli autobus cianno l’aria condizionata che o se rompe o è troppo forte e poi tutti borbottano, ecco, pure questo, sugli autobus so’ tutti nervosi,

tutti de fretta, noi colla Circolare Rossa annavamo piano piano e arrivavamo dove dovevamo andà, senza agitasse.

– Ma Anna, lo sai, la città è diventata più grande, ci sono esigenze diverse!

– Che c’entra, Roma è stata sempre una grande città, pure ai tempi dei romani, Caput mundi, io sono orgogliosa di essere nata qui. Però non la riconosco più, mi ricordo che per la Befana si portavano i regali al pizzardone a piazza Venezia, tutta la pedana al centro della piazza era piena di panettoni, dolci per i bambini, giocattoli, era la vera Befana quella. Mò so passata a piazza Venezia e ci sta una gru enorme e ho chiesto a un signore dove era il pizzardone e mi ha guardato sorpreso, poi mi ha detto che non conosceva la parola, strano, mica era straniero! Ecco, gli stranieri! Sono tantissimi, volevo chiedere una informazione e non ho trovato nessuno che parlava italiano. Poi a me me piaceva il mercato di piazza Vittorio, ’na gran caciara, tutta robba bona, fresca, colorata, verso l’una me davano la robba avanzata da portà ai gatti a largo Argentina, adesso i gatti lì non ci sono più e la spesa se fa ar supermercato, i macellai che te danno il polmone nun ce stanno più. Insomma nun me ce trovo più a ’sta città, che se po’ fa’?

– Anna, la città è cambiata, la vita va avanti, Roma è diventata una città cosmopolita, tanti stranieri vengono a vedere le nostre bellezze, la gru serve per i lavori della metro, ci si potrà muovere meglio in città e i romani saranno meno nervosi. Però, a pensarci bene, io ce l’ho un posto dove tu puoi ritrovare le cose belle della Roma di una volta, quelle che tutti vogliamo che si conservino.

– E dove è questo posto?

– Quello dove ci troviamo adesso, dove è la mia casa: il Pigneto! Un posto che tu conosci bene! Adesso andiamo a farci un giro. Ecco il giornalaio davanti al cinema L’Aquila, qui puoi comprare il quotidiano e andare a leggerlo nel giardino di Necci, dove il tuo amico Pasolini ha girato Accattone. Vuoi una cacio e pepe? Ci sono almeno venti trattorie ancora con le vecchie insegne e, dato che c’è l’isola pedonale, puoi mangiare in un tavolo all’aperto senza macchine e senza rumore. La mattina abbiamo anche il mercato, quello di una volta come piace a te, con le verdure e la frutta fresca. Qui c’è anche il tram, anzi due tram, il 5 e il 14, a Roma sono rimaste quattro linee tranviarie e due le abbiamo noi. Certo, ci sono anche tanti stranieri che vengono a vedere i nostri monumenti, ma noi siamo anche contenti di mostrare le nostre antichità! A Roma non c’è solo il Colosseo o San Pietro ma anche il mausoleo di Sant’Elena, la Basilica pitagorica, le Catacombe di San Marcellino, importanti monumenti che sono in questa zona. Però ora voglio portarti in un posto che tu conosci bene, in via Montecuccoli!

– Sì, sì, certo che la conosco bene! M’hanno fatto girà sette vorte quella scena che nun ce stavo più sulle gambe, altro che colpo di pistola, so’ caduta da sola!

– Ecco vedi, qui abbiamo fatto un murales con il tuo viso per ricordare il posto dove tu hai recitato nel film Roma città aperta.

– E che, quella sarei io? M… m’avete fatto proprio brutta!

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