“Tortellini di magro, maccheroni o tagliolini, capellini al burro, bodin di capellini, bodin di latte, bodin di polenta, bodin di riso, riso al burro, frittelle di riso, frittelle di mele o pere, frittelle di borragine, frittelle di semolino, gnocchi di semolino, gnocchi di polenta, bignés, bignés di patate, patate al burro, carciofi fritti, al burro, con salsa d’uova, zucche fritte, fiori di zucca fritti, selleri, ricotta fritta, ravaiuoli, bodin di ricotta, pan dorato, latte fritto, crema, purea di fagiuoli, cervelli fritti, al burro, in cibreo, pesce, paste frolle al burro o strutto, pasticcetti, paste sfogliate, spinaci, uova, latte a bagnomaria, gnocchi di latte, erbe strascinate, rape, cacio cotto, polpette, chifel fritto, prosciutto, tonno, frappe, pasticcini di maccheroni o maccheroncini, di grasso o di magro, fegatini, zucche o insalate con ripieno di carne…”
Leopardi posò la penna e guardò la lista dei suoi desiderata alimentari: aveva elencato tutti i cibi di cui era più ghiotto ma, rileggendo la lista, sentiva di aver dimenticato qualcosa.
Dalla grande finestra aperta entrava una brezza che muoveva appena le tende di broccato; Leopardi uscì sulla terrazza, cercando di inspirare un po’ di quell’aria fresca e pulita, ma una fitta improvvisa al petto quasi gli tolse il respiro.
A Napoli era tutto magnifico: il sole, il mare, il cibo. Forse è tutto un po’ troppo per me, pensò con un filo di amarezza. D’improvviso provò una strana nostalgia di casa, di Palazzo Leopardi e le sue stanze sempre in penombra, la biblioteca di Monaldo e il suo odore di chiuso, misto a quello di carta e polvere.
La crescia! esclamò, dandosi un colpetto di mano sulla fronte stempiata.
Rientrò in fretta in casa per completare l’elenco di ghiottonerie lasciato in sospeso:
“…la crescia, gli scrocca fusi, le frittelle marchigiane…”
Bibliografia:
Giacomo Leopardi, Puerili e abbozzi vari, Laterza;
Giacomo Leopardi, Pensieri, Laterza.