“Triangulum” di Masande Ntshanga (Pidgin)

Nel 2040 l’Agenzia Spaziale Africana riceve un misterioso pacco contenente un diario e una serie di registrazioni che sostengono che il mondo come lo conosciamo avrà una durata molto breve.

Passato, presente e futuro non procedono in linea retta, ma secondo un andamento curvilineo che tende a una forma di equilibrio incomprensibile alle nostre menti. Questo lirico e intenso romanzo, riconducibile alla corrente letteraria dell’Afrofuturismo, presenta una serie di piani di lettura che mettono a nudo le grandi domande che da sempre tormentano l’Umanità. La nostra sete di conoscenza è destinata a essere placata, oppure nel processo inarrestabile verso la fine ci lascerà con l’arsura? Lo sguardo visionario dello scrittore inizia con il raccontare le paure dell’abbandono e della solitudine di una ragazzina, fino ad arrivare a una prospettiva di inquietudine più generale, con la narrazione della paura del disastro ecologico al quale il genere umano sta condannando se stesso. Dietro lo sbattere furioso delle nostre palpebre ci sono mondi che comunicano attraverso la nostra realtà sensibile usando portali e cercando chi tra gli umani sia più ricettivo.

Nel 2040 l’Agenzia Spaziale Africana riceve un misterioso pacco contenente un diario e una serie di registrazioni che sostengono che il mondo come lo conosciamo avrà una durata molto breve. Come fa la narratrice a conoscere il futuro e il presente? E soprattutto, nel caos di eventi, emozioni e deliri, esiste una possibilità di salvezza per la specie umana?

La storia procede a piani alternati, dove la protagonista (il cui nome è un segreto che non verrà svelato) adolescente nel Sud Africa, e poi donna adulta, ci racconta del rapimento della madre, della malattia del padre, della sua bisessualità e della potente relazione a tre con la sua amica Part, e il suo amico Litha, la cui scoperta porterà i genitori di lui a restituirlo all’orfanotrofio perché considerato un ragazzo vizioso e difettoso, e comunque non abbastanza degno del futuro che la famiglia adottiva voleva offrirgli.

Nel tentativo di avere notizie sul rapimento della madre, che la protagonista pensa sia collegato a quello di alcune ragazze della sua scuola, scopre che i suoi genitori, durante l’epoca dell’Apartheid erano dei collaborazionisti, e tutto il suo mondo sicuro le esplode addosso.

Quando decide di sottoporsi a degli esperimenti, attirata dalle possibilità di conoscere le potenzialità della mente umana, viene a contatto con una serie di scienziati, che la seguiranno, anche a sua insaputa, durante le sue rivendicazioni contro il Capitalismo africano, destinato a soppiantare quello europeo e occidentale. L’Africa è ancora un continente con risorse intatte, a fronte di quelle ormai impoverite del resto del mondo, e rappresenta un’occasione di investimento e di sfruttamento per le multinazionali. Contro questo sfruttamento nascono gruppi di opposizione, fino a sfociare nella violenza armata, ma non tutti gli apparenti nemici sono nemici. La realtà, infatti, presenta sempre una serie di concavità e convessità non immediatamente percepibili dove, come in un gioco di specchi deformanti, l’immagine autentica viene soppiantata dalla percezione che ne ricava l’occhio di chi guarda. Lo sguardo della protagonista è lucido anche quando è all’apparenza confuso, vitale e sensuale.

La sua consapevolezza passa attraverso il bisogno di capire quali siano state le motivazioni della madre per scomparire e se è stata appunto rapita, o se invece la scomparsa, incomprensibile per la figlia, sia stata volontaria. In più, in una serie di sogni a occhi aperti, lei viene a contatto con una forma di entità incorporea che le rimanda come messaggio non verbale il simbolo perfetto del Triangolo, che nelle culture cristiano-giudaiche assurge a simbolo della Divinità, dove la Divinità è simbolicamente intesa come il senso ultimo della Conoscenza, la Perfezione che non ha bisogno di essere spiegata.

Riflessione potente sul ruolo dell’Umanità nell’economia dell’Universo, tentativo di spiegare i traumi dell’abbandono e il tradimento di chi ci ama meno di quanto ami i propri demoni, il romanzo ci connette alle millenarie domande alle quali non siamo destinati a trovare una risposta sempre valida, ma che forse sono sufficienti per disancorarci dalla visione antropocentrica e dalle sue pericolose derive.

 

“Avevo quattordici anni quando per la prima volta mi soffermai davanti allo specchio davanti al computer di casa e mi toccai, venendo due volte, per non pensare al rapimento di mia madre.

Non l’avevo mai fatto davanti a uno specchio e non ero mai andata oltre quel numero, ma mi dissi di smettere quando Tata si svegliò tossendo. Allora sgattaiolai in camera mia e ascoltai lui che usciva di casa. Più tardi avrei saputo che era andato in ospedale.

Verso mezzanotte, la nostra porta si aprì di nuovo e Tata rientrò, portando con sé la sua malattia”.

 

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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