Ironia e sarcasmo

I temi dello sconsiglio di oggi sono l'ironia e il sarcasmo. Cosa sono? Dove nascono? Come devono essere utilizzati?

Ragioniamo ancora un po’ sull’ironia, in modo sistematico.

Cominciamo dall’etimologia. Ironia viene dal greco eironeia, dissimulazione. L’ironia è una figura retorica spesso usata nel linguaggio comune per affermare qualcosa di contrario a ciò che si pensa realmente, con lo scopo di far ridere o sorridere.

“Sei un genio!” detto ad una persona particolarmente stupida.

“Che fortuna!” detto in una situazione chiaramente sfortunata.

Per Sigmund Freud l’ironia “consiste essenzialmente nel dire il contrario di ciò che si vuole suggerire, mentre si evita che gli altri abbiano l’occasione di contraddire: l’inflessione della voce, i gesti significativi, – scrisse il padre della psicanalisi, – qualche artificio stilistico nella narrazione scritta, indicano chiaramente che si pensa proprio il contrario di ciò che si dice”.

L’ironia è, per eccellenza, la più ambigua tra le figure retoriche. E spesso si ottiene impiegando altre figure retoriche come l’antifrasi, l’ossimoro, la metafora, l’iperbole ecc.

Vediamo qualche definizione aforistica sull’ironia.

“È dall’ironia che comincia la libertà” (Victor Hugo)

“Di tutte le disposizioni dello spirito, l’ironia è la meno intelligente” (C. H. Sainte-Beuve)

“L’ironia è il pudore dell’umanità” (Jules Renard)

“Temere l’ironia, è temere la ragione” (S. Guitry)

“L’ironia e l’intelligenza sono sorelle di sangue” (Jean-Paul)

“Dalla mia più tenera età, una freccia di dolore si è piantata nel mio cuore. Finché vi rimane, sono ironico – se la si strappa, muoio” (S. Kierkegaard)

“L’ironia è una tristezza che non può piangere e sorride” (J. Benavento)

L’ironia viene spesso scambiata per sarcasmo.

Il sarcasmo è in effetti una forma di ironia intenzionalmente offensiva. Il sarcasmo (dal greco sarkazein “mordersi le labbra”), ha l’intento di umiliare qualcuno prendendolo per i fondelli, facendosi beffe di lui, ed è fatta con una punta di disprezzo insomma, talvolta sottolineata da una speciale intonazione, insomma in una parola, maliziosa. Nel sarcasmo non si cerca di ridere su qualcuno/qualcosa, ma di qualcuno/qualcosa.

Esistono 3 tipi di ironia:

Ironia verbale L’uso delle parole per significare qualcosa di diverso da ciò che sembrano significare.
Ironia situazionale La differenza tra ciò che dovrebbe accadere e ciò che accade realmente.
Ironia drammatica Quando il pubblico è più consapevole di ciò che sta accadendo rispetto a un personaggio.

Ironia socratica

Socrate faceva in realtà auto-ironia: fingendosi ignorante andava nell’agorà ateniese: all’interlocutore di turno poneva la domanda “ti estì x;” (cos’è x?) dove x di solito poteva essere un concetto generale come la pace, il bene, il male ecc… Questo scatenava la smania dell’interlocutore di dimostrarsi sapiente, ma ogni sua spiegazione veniva sistematicamente demolita. Socrate si metteva in una posizione di modestia (apparente) sia per coinvolgere l’interlocutore nel dialogo, facendo finta di essere ignorante, ma dimostrandosi pronto a imparare, ponendo una serie di interrogazioni, finché l’interlocutore di turno non affermava qualcosa che risultava contradditorio alla risposta iniziale posta al problema x. Quindi Socrate in parole povere alla fine non sa cosa sia x ma è in grado di dimostrare che il suo interlocutore è ignorante come lui. Ed è per questo che il modo di Socrate venne definito “pungente”, “fastidioso” per i suoi cittadini infatti egli era una sorta di tafano. Solo chi si riconosce ignorante, è in condizione di imparare, questa era la provocatoria tesi di Socrate. Che diventa anche un modo/metodo di indagine della realtà.

E la satira? Vi ricordate che cosa è la satira? Ne abbiamo parlato a proposito dei generi letterari.

La satira infatti non è una figura retorica, ma proprio un genere letterario.

Il termine satira è legato alla figura mitologica dei satiri: figure mitologiche legate al culto orgiastico di Dioniso (dionisiaco), che erano note per il comportamento scurrile e burlesco. La satira risponde ad un’esigenza dello spirito umano e oscilla tra profano (spirito dionisiaco) e sacro (spirito apollineo), andando a toccare ciò che noi consideriamo intoccabile, come la religione e la politica ecc., e permette di esprimere giudizi scomodi/proibiti. La satira è una delle tante tonalità della scrittura umoristica-immaginativa, un “genere” letterario mordace, sferzante, corrosivo che punta non solo a suscitare il riso, ma anche a stimolare il ragionamento su certi temi di carattere sociale, politica, religione, sesso e morte.

Facciamo al volo un esempio di satira. Woody Allen. Ecco una sua definizione del suo far ridere, del suo stile satirico, attraverso un suo geniale aforisma a sua volta ironico. Cioè qui abbiamo un’ironia al quadrato, se è possibile dirla così.

“Il mio modo di scherzare è di dire la verità. È lo scherzo più divertente.” (Woody Allen)

Esercizio.

Fate un esempio di ironia e un esempio di sarcasmo, facendoli rientrare nell’ideale genere della satira.

Alla prossima.

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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