Concentratevi sul romanzo, sulle sue criticità, non sulla eventuale pubblicazione se ancora non è il momento. Non fate previsioni temerarie, lavorate tranquilli, senza distrazioni; lasciate che il libro si prenda i suoi tempi, si ritagli i suoi spazi, nella vostra vita; trattatelo come un figlio, non abbiate fretta di vederlo crescere; lasciate che sia davvero compiuto, in ogni sua parte, e approvato (da un editor di fiducia, da voi stessi, non da amici compiacenti, o da zio Arturo “che ci capisce”…) prima di entrare nella fase sempre un po’ ansiogena e febbrile della ricerca dell’editore. L’editore va cominciato a cercare – con calma, con metodo – quando il romanzo è chiuso, non fate l’errore di mandare un romanzo in lettura a un editore quando non è ancora pronto, quando è ancora solo nella vostra testa, perché difficilmente l’editore deluso vi darà un’altra chance.
Oppure facciamo l’ipotesi che l’editore accetti di pubblicare il vostro romanzo. Con quale vantaggio? Sarete in libreria con un libro imperfetto, manchevole, immaturo, di cui voi stessi non siete convinti fino in fondo: un’occasione mancata che resterà come una macchia nella vostra carriera letteraria.
Evitate di cominciare il vostro romanzo se non avete ancora le idee chiare in testa, e cioè un buon protagonista, una trama che stia in piedi, un incipit e un finale accettabili.
Evitate di intraprendere la fase della scrittura se non vi siete documentati abbastanza, se avete, sul tema del vostro romanzo, informazioni troppo generiche. Non scrivete cose – notizie, date, dettagli, informazioni, citazioni ecc. – di cui non siete sicuri al cento per cento, è indice di sciatteria e di eccessiva disinvoltura.
Siate molto selettivi nella scelta del materiale autobiografico che utilizzate nel vostro romanzo. Il fatto che quel certo evento faccia parte del vostro vissuto non significa che sia narrativamente valido e interessante.
Oggi niente esercizio. Riposatevi, leggete un romanzo che vi piace.