Se abbiniamo la parola “legni” agli strumenti musicali cosa ci viene in mente?
I legni, in realtà, sono strumenti a fiato. Provate a utilizzare una canna di legno vuota creando dei fori sulla sua lunghezza e soffiandoci dentro: ne nasce immediatamente uno strumento!
Il flauto dolce, il nostro amato piffero, fa parte di questa famiglia, assieme al flauto traverso, all’oboe, al clarinetto, al fagotto e al sax (quest’ultimo però merita un discorso a parte).
Nella quarta puntata della Musica del Piffero ascoltiamo storie legate al flauto traverso: eh sì, in origine, il traversiere barocco, era di legno, ma a partire dalla metà del XIX secolo si cominciò a costruirlo in metallo. Oggi i flauti più pregiati sono in argento o oro e hanno un suono acuto e brillante, proprio come l’uccellino di “Pierino e il lupo” di Prokofiev.
Gli ospiti di questa puntata sono il Maestro Claudio Montafia, che rischiò di non intraprendere la sua carriera di flautista a causa di un equivoco legato al suono del flauto, confuso con quello di un altro strumento; Clara, invece, ci racconta come sia difficile per un bambino imparare a tenere il flauto, a causa della sua lunghezza e come i bambini debbano ricorrere a un flauto ricurvo; Annalisa Darù lo insegna, facendo ballare i suoi alunni.
Ma quanto è attuale l’uso del flauto traverso nella musica più commerciale?
Se pensate agli anni ’70, vi verrà sicuramente in mente il rock progressivo dei Jethro Tull, con l’inconfondibile suono di Ian Anderson e le melodie del suo flauto ispirate a Bach.
Ma ancora oggi la musica pop utilizza partiture di Bach per flauto traverso… un esempio? Il brano reggaeton “Bum Bum Tam Tam” di Mc Fioti.
Non dimentichiamoci però del fratellino più piccolo della famiglia del flauto traverso: l’ottavino. Facilmente riconoscibile in orchestra perché è lo strumento con l’ottava più alta in assoluto. Un suono quasi “perforante”, pur nella sua bellezza! Altro che pifferi!
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