C’è differenza fra prosatore e romanziere, secondo voi? Vi dico la mia. Allora, il romanziere è, deve essere, necessariamente, un prosatore, ma non è vero il contrario: il prosatore non deve essere un romanziere. Partiamo da qui. Per prosatore si intende infatti di solito un autore di opere in prosa, senza specificare di che genere di opere si tratta. Quello che conta, per definire un prosatore, è soltanto la prosa, appunto, cioè la scrittura, lo stile letterario; mentre per definire un romanziere ci vogliono anche parecchie altre cose, come sappiamo. Bisogna saper caratterizzare anche dei personaggi, per essere dei romanzieri, bisogna essere capaci di costruire una storia, un intreccio che stia in piedi, dei dialoghi, delle situazioni drammatiche. Quindi un romanziere deve avere nella sua cassetta degli attrezzi gli strumenti (le doti) di un drammaturgo, in qualche misura, di un commediografo, cioè deve conoscere le regole della drammaturgia. Insomma, c’è una gran differenza fra le due espressioni. Quando parliamo di prosatore, vogliamo sempre e solo alludere al suo stile, alla sua scrittura. Possiamo dire, quel romanzo ha una lingua sciatta, povera, scadente, piena di cliché e luoghi comuni, quello scrittore è un prosatore mediocre; oppure X è un prosatore lezioso, leccato (per sottolineare magari l’aspetto decorativo ornamentale ridondante inessenziale della sua scrittura), oppure se vogliamo declinare il termine in positivo, un prosatore elegante, raffinato, preciso, concreto…
Scrivete una breve narrazione che venga di seguito a questo incipit, in cui due o più persone discutono a proposito di un romanzo appena uscito.
– Hai letto l’ultimo romanzo di X?
– Sì, non mi ha convinto. La storia reggerebbe pure, ma X è un prosatore mediocre… La lingua è povera, pare una sceneggiatura, non trovi?
Alla prossima.