Da quando lo conosco, Andrea Borgnino ha sempre masticato radio, se così si può dire. È un radioamatore e lo puoi incontrare mentre fa “attivazioni sota” sulle cime più impervie (infatti s.o.t.a. è l’acronimo di summit on the air e cioè attività radio dalle cime dei monti). Racconta le storie delle emittenti radiofoniche internazionali coinvolte in crisi, guerre o eventi catastrofici e lo puoi ascoltare nella trasmissione Radio3Mondo. Insegna i misteri del suono in diverse istituzioni e lo puoi seguire anche nella nostra Scuola Genius. Ha fatto e fa il giornalista, l’autore, il conduttore, il dirigente radiofonico e da poco si ritrova ad occuparsi della nuova piattaforma RaiPlay Sound, che raggruppa l’offerta dei podcast della Rai. Ma soprattutto, quando parla di radio, audio e suono, gli si illuminano gli occhi ed è capace di dedicare tempo ed entusiasmo per la realizzazione di uno studio improvvisato o per studiare un nuovo strumento o un nuovo fenomeno della comunicazione audio. Un giorno faremo una radio insieme da qualche parte, magari tra i boschi, ma intanto l’ho intervistato per la nostra rubrica settimanale.
Credo che tu, tra esperienze di radioamatore, emittenti private, servizio pubblico, testate giornalistiche, archivio delle Teche, abbia fatto di tutto con il suono. C’è qualcosa che vorresti sperimentare?
Ma certo che c’è ancora qualcosa, giusto l’altro giorno stavo scaricando dall’archivio delle vecchie registrazioni degli storici “avvisi ai naviganti” che venivano trasmessi di notte. Erano uno strano flusso di informazioni, tutto analogico, un elenco lunghissimo di informazioni sul meteo e sulle boe, sui fari, qualcosa di veramente unico. Mi piacerebbe usare queste voci antiche e aggiungere della musica elettronica, qualcosa per raccontare come la radio è sempre stata uno strumento vitale per chi navigava. E poi mi piace sempre raccontare “la radio alla radio” e quindi portare in onda le storie delle altre radio del mondo su Radio3.
Occuparti dei podcast di RaiPlay Sound è un’esperienza diversa da quelle fatte finora?
Decisamente si, mi ritrovo a fare l’editore e quindi a scegliere nuovi contenuti, nuovi autori, e nello stesso tempo dare spazio e visibilità a tutti i canali di RadioRai. E poi curare la comunicazione all’interno della Rai del mondo dell’audio in un azienda che è nata per fare Tv o Radio. È un esperienza molto molto interessante.
Quali sono le caratteristiche della piattaforma di RaiPlay Sound che la rendono diversa da quanto c’era prima?
La novità principale è l’offerta, ci sono oltre 60 nuovi podcast “originali” e quindi nuovi contenuti, ci sono le audiodescrizioni e quindi la possibilità di ascoltare oltre 200 programmi tv o film e fiction. Ci sono poi molti audiolibri e contenuti di archivio. C’è un motore di ricerca molto potente per poter cercare e personalizzare questi contenuti.
Come sono state prese queste innovazioni dagli utenti?
Abbastanza bene, i primi giorni c’è stata molta “discussione” sui social, ma ora vediamo commenti positivi soprattutto per la nuova offerta di contenuti.
Siamo abituati a vedere la rotella che gira all’infinito quando guardiamo un programma video su certe piattaforme, questo accade anche a RaiPlay Sound?
Fortunatamente non abbiamo ancora avuto segnalazioni di questo tipo, la piattaforma funziona.
Malgrado il nuovo impegno, continui ancora ad andare al microfono in radio, giusto?
Si certo, vado al microfono ogni settimana, il giovedì su Radio3, e sto lavorando a un nuovo radiodocumentario sempre per Radio3 su una storia che arriva dagli anni 70, sugli studi segreti radio/tv della Rai da usare in caso di golpe.
Cos’è che ti piace del parlare alla radio?
In generale mi piace raccontare storie di radio allo radio. Quindi raccontare le storie del mondo attraverso le radio di tutto il mondo. Sono oltre 10 anni che vado in onda ogni settimana con questa “formula” e continua a funzionare, trovo sempre una radio che racconta le storie internazionali proposte da Radio3mondo.
Quali sono i criteri con i quali scegli i podcast che vengono inseriti in RaiPlay Sound?
Il primo criterio è la qualità del prodotto e il secondo per me è la curiosità che potrebbe sviluppare nell’ascoltatore. Cerco storie nuove, storie che si possono offrire magari solo in audio, storie che magari i nostri canali radio non avrebbero raccontato.
C’è qualche titolo del quale vai particolarmente fiero?
Sì, abbiamo appena pubblicato un podcast dedicato a Nini Pietrasanta, il ritratto in quattro puntate di una grande alpinista vissuta a cavallo degli anni Trenta, attraverso il suo memorabile diario. Una bellissima storia di montagna vista al femminile.
Alla lunga, secondo te, il podcast potrebbe sostituire la radio?
No… la radio vince sull’essere “live” in tempo reale, nel raccontare la realtà in modo unico, veloce ma nello stesso tempo in un modo intimo e personale. Il podcast ci aiuta a riempire alcuni momenti della nostra giornata ma la radio è un’altra cosa e io immagino che continuerà a esistere, in modalità sempre nuove e diverse.