Ma secondo voi, è più facile scrivere bene che scrivere male? Vi convince questa affermazione? Si tratta evidentemente di un paradosso, ma come molti paradossi contiene anche della verità, e ci aiuta forse a capire una cosa; e cioè che spesso siamo noi a complicarci inutilmente la vita quando scriviamo: intricando, imbrogliando, incasinando, la lingua senza accorgercene. Per essere comunicativa ed efficace la scrittura – lo abbiamo detto altre volte – deve avere certe qualità imprescindibili – la chiarezza, la precisione, la concretezza, la fluidità… ce ne sono anche altre (Calvino nelle sue lezioni americane ne individuava 6, ma noi accontentiamoci di queste 4). Dunque, ripetiamole: chiarezza, precisione, concretezza e fluidità. Quindi evitiamo di essere oscuri e involuti nella sintassi. Mettiamoci sempre nei panni del lettore. Rileggiamo quello che abbiamo scritto ad alta voce in modo da individuare il punto dove il discorso s’inceppa, trova un ostacolo, costringendo chi legge a interrompersi e tornare indietro. Questo non deve mai succedere. Quindi evitiamo il più possibile l’uso di tecnicismi, (se non sono assolutamente necessari), evitiamo la ridondanza cioè di inzeppare il testo di aggettivi, magari fra loro sinonimi, evitiamo gli avverbi superflui (chiaramente, assolutamente, precisamente, esattamente ecc.) che spesse volte vengono usati come zeppe e servono solo a gonfiare artificialmente la lingua, evitiamo di scrivere periodi troppi lunghi (ipotassi), con incisi e subordinate, se non siamo in grado di governarli, usiamo pochi gerundi e pochi participi passati, evitiamo di infilarci nei labirinti della prosa burocratica, non usiamo parole se non siamo sicurissimi del loro significato, chiudiamo sempre i periodi in modo coerente, cioè evitiamo gli anacoluti. Si tratta di regole semplici, che devono sempre far parte della nostra cassetta degli attrezzi.
Esercizio. Scrivete un testo involuto, complicato, retorico, faticoso alla lettura e poi correggetelo creando un secondo testo chiaro e fluido nella scrittura.
Alla prossima.