Il cameriere mi portò un piatto con una piccola donna in posa da pin-up. Aveva un vestitino di alghe ed era sdraiata su un letto di riso e verdure. Mi guardava ammiccante e io con le bacchette in mano non sapevo da dove cominciare. Si accorse subito della mia indecisione. Per venirmi incontro si cosparse di soia dalla testa ai piedi, poi accavallò le gambe per farmi vedere che non portava le mutandine. Cominciai a stuzzicarla con le bacchette e a rigirarla nel riso. Stavo prendendo tempo, continuavo a non sapere bene cosa fare e poi con i bastoncini ero negato. Iniziò a stufarsi di essere spinta in ogni parte del piatto e cominciò a guardarmi con il faccino deluso e scuro. La presi per una gamba, poi per un braccio, poi per il collo, ma forse complice la soia o la mia incapacità a usare le bacchette, la piccola donna mi ricadeva sempre nel piatto. Alla fine, stufa, allontanò da sé le punte delle bacchette come fossero insetti e si appartò con le braccia conserte in un angolo del piatto. Per coprire l’imbarazzo, ho iniziato a mangiare il letto di riso e verdure. Lei si girò di scatto e tutta rossa in viso venne verso di me. Mi agitò il dito contro e mi urlò qualcosa sui miei attributi. Quel suo atteggiamento aggressivo e piccante iniziò a darmi alla testa e fui ipnotizzato dai movimenti arrabbiati del suo corpicino asciutto e unto. Buttai via i bastoncini e la afferrai con la mano. L’ho inghiottita in un colpo, senza sputare pelle e ossa. Mi piacque così tanto che ne ordinai un’altra.
“Caledonian Road” di Andrew O’Hagan – traduzione di Marco Drago (Bompiani)
Una storia senza innocenti o vincitori, ma solo persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque nelle loro vite.