“Nessuna parola dice di noi” di Gaia Manzini (Bompiani)

Non sempre una relazione amorosa si può racchiudere dentro i confini di quello che sembra giusto o rassicurante.

Ada ha 26 anni, ama scrivere, e dopo una laurea in lettere trova lavoro come copywriter in un’agenzia di pubblicità. Ama le parole, ne capisce la potenza esplosiva, la capacità seduttiva, la trasparenza ammiccante. In breve tempo diventa bravissima, al punto da essere scelta per andare a Seattle con un altro collega in rappresentanza dell’agenzia. Quel collega è anche il ragazzo che lei desidera, e che in modo confuso, forse ama. Alessio.

Ci sono troppe ombre tra loro, come l’omosessualità dichiarata di Alessio, la sua passione per legami poco stabili, pronti a disfarsi come nastri, e il segreto che Ada vive, tenuto nascosto nelle pieghe di un’altra parte di sé. La figlia Claudia, avuta a 17 anni durante un anno di permanenza scolastica negli USA, concepita probabilmente in una festa alcolica. Del padre non ci viene detto nulla, e lei stessa non se lo ricorda, non le importa. Quello che doveva essere il suo momento più felice, segna invece un doloroso passaggio nella vita adulta che Ada rifiuta con caparbietà. La sua famiglia nucleare si trasferisce da Milano sul lago ed è la madre a prendersi cura della piccola, visto che Ada è fisicamente bloccata nel fare i più elementari gesti di cura.

La loro vita scorre scandita dai bisogni della bambina e dal desiderio di Ada di riappropriarsi del suo proprio futuro, le possibilità interrotte della sua adolescenza.

L’incontro con Alessio, e la sua sfrenata ambizione la catapultano nella ferocia competitiva di un ambiente lavorativo intossicato dall’apparire. Messa di fronte alla scelta brutale di passare un anno negli Usa o restare con sua figlia, che ormai ha 9 anni, e ha un bisogno che comincia a farsi ribellione, sceglie la strada della carriera.

Lì, vivendo insieme ad Alessio, dividendo senza filtri il tempo e lo spazio con lui Ada vede le oscurità di lui fondersi con le sue ferite, con le sue proprie mancanze, con le bugie dette per far credere, prima di tutto a sé stessa, di essere solo una ragazza di 26 anni moderatamente ambiziosa e curiosa di sperimentare.

La rivelazione su Claudia, i bisogni di Alessio di avere attenzione e il suo essere pronto a tutto pur di primeggiare nel lavoro non fermano l’ansia di Ada di essere amata da lui, desiderata da lui, anche se l’amore è una parola proibita e Alessio, pur provando molto per lei, non rinuncia ad avere relazioni, anche brevissime, con uomini.

Per quello che loro sono insieme non si trovano abbastanza parole, e Ada sta ancora cercando di trovare le verità dietro le bugie, quando la fuga di Claudia la spinge tornare di corsa in Italia, e la mette dolorosamente a confronto con una maternità abdicata e respinta, ma che ora la spinge a riconsiderare le sue priorità, anche a costo di far male a sua madre, che si è dedicata senza risparmiarsi alla nipote, sostituendo Ada nel suo lavoro di madre.

Ci sono schemi, ci sono corazze difficili da spaccare, gusci che creano la nostra immagine agli occhi del mondo, e quelle immagini ci rivelano di noi solo quello che vogliamo far sapere, e che spesso è il meno possibile. Andiamo avanti per sottrazioni, pieni di storie in levare, e il coraggio che ci vuole a cambiare quell’immagine dà senso a quello che viene dopo, anche alla parola proibita, che sembra desueta, e spesso abusata che è la cosa più semplice (e come dice Garcia Marquez “quella che non viene in mente a nessuno”), e che ci viene insegnata a pronunciare da bambini come amore.

Ada e Alessio, e Claudia e la madre di Ada, si incontrano su un piano sfasato dei loro, contrastanti bisogni amorosi, dove ognuno reclama lealtà per sé e per i suoi obiettivi.

E non sempre una relazione amorosa si può racchiudere dentro i confini di quello che sembra giusto o rassicurante.

Per me Alessio era sempre a Seattle, a un certo punto non mi aveva più chiamato. Non avevo più notizie perché avevo smesso di cercarle. Quando uscivo di casa ritrovavo i suoi lineamenti nel viso degli sconosciuti che all’improvviso mi apparivano illuminati da una luce speciale. Invece che saperlo a Milano senza incontrarlo, lo preferivo dall’altra parte del mondo o alla deriva tra gli oceani; come un retropensiero, come qualcuno che forse avevo solo immaginato.

Condividi su Facebook

Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

Tag

Potrebbe piacerti anche...

Dentro la lampada

Zio Alberto

Cosetta incontra inaspettatamente un lontano parente che aveva conosciuto solo nei racconti dei suoi familiari.

Leggi Tutto
Apri la chat
Dubbi? Chatta con noi
Ciao! Scrivimi un messaggio per dirmi come posso aiutarti :)