Qual è il momento in cui hai deciso/capito di essere un artista? O che “da grande” avresti fatto l’artista? Ci avete mai pensato? E poi: qual è il momento della vita in cui avete acquisito la vostra visione del mondo, quella che avete oggi. Per molti scrittori quel momento segna la cosiddetta “perdita dell’innocenza”. E in fondo, non è proprio quella che cerchiamo sempre di raccontare, dico? Nei nostri romanzi di formazione e non solo. Beh, parla per te, direte… Ok, parlo per me, io ho scritto molti racconti in cui narro, in vari modi, appunto, la perdita dell’innocenza (che rimanda metaforicamente alla cacciata dal giardino dell’Eden) – anzitutto attraverso l’ingresso nell’età adulta, con i riti di passaggio che la accompagnano; il mio primo libro parlava proprio di questo… – ma se dovessi determinare un momento della mia vita in cui è cambiata la mia visione del mondo, quando ho cominciato a guardare le cose con un certo sguardo, uno sguardo da artista, che non era più “innocente”, mentre un momento prima lo era ancora, ebbene allora direi nella prima adolescenza, quando sono stato mollato da una ragazza. Nulla di speciale, un’esperienza assai comune, la più comune, ma vabbè, ognuno attinge dove può… Infine, un’ultima questione: quando è stato che per la prima volta hai avuto consapevolezza della tua “diversità” in quanto artista? La prima volta che ti sei sentito estraneo all’ambiente circostante in questa veste? Provate a fare chiarezza su tali questioni, che possono essere associate, possono essere dei modi diversi di dire la stessa cosa. Dopodiché scrivete un monologo in cui raccontate all’ipotetico pubblico di un teatro la vostra “perdita dell’innocenza”.
“Caledonian Road” di Andrew O’Hagan – traduzione di Marco Drago (Bompiani)
Una storia senza innocenti o vincitori, ma solo persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque nelle loro vite.