La visione del mondo

Oggi parliamo di visione del mondo di uno scrittore, di un artista. Sapete cos’è?

Oggi parliamo di visione del mondo di uno scrittore, di un artista. Sapete cos’è?

Quando diciamo la visione del mondo di uno scrittore ci riferiamo a una cosa importantissima, fondamentale, che presuppone anche un giudizio di valore: e cioè quanto – in che misura – quello scrittore riflette la mentalità, la cultura, il sistema dei valori, della sua epoca?

Perché ricordiamoci che il romanzo – secondo una definizione famosa di Stendhal, – è lo specchio della realtà, dove si riflettono le nuvole del cielo e il fango della strada. Anzi per la precisione, la citazione esatta è: “Un romanzo, signori, – scriveva quel grande scrittore francese del Il Rosso e il Nero, – è uno specchio trasportato lungo una strada maestra. A volte esso riflette ai vostri occhi l’azzurro del cielo, a volte il fango delle pozzanghere sulla via”.

Ecco, la visione del mondo dello scrittore dobbiamo pensarla un po’ come quello specchio di cui parlava Stendhal.

Credo che sia la qualità più importante che deve avere un artista, la visione del mondo, che si riflette su innumerevoli sue qualità: sulla sua capacità di visione/percezione della realtà, sulla sua capacità di immaginazione, sulla sua curiosità per il mondo e per gli uomini, nel suo impegno morale, dunque, in qualche misura, nella sua capacità di rischiare quando c’è bisogno, cioè di prendersi delle responsabilità… è un po’ tutto questo messo insieme, la visione del mondo, che possiamo anche chiamare weltanschauung, alla tedesca. A proposito, weltanschauung, diventata ormai parola di uso universale, spunta fuori per la prima volta nella Critica del giudizio di Kant, nel 1790, così ho letto, ma si afferma definitivamente in epoca romantica – e mi viene da pensare che di quel periodo e di quell’epoca porta l’impronta umanistica, positivistica, idealistica. Purtroppo, la parola e la sua sostantivizzazione Weltanschauungen furono guastate dall’uso che ne fece il Terzo Reich, inglobandola nell’ideologia razziale nazista, che faceva risalire la propria speciale “visione del mondo” a un archetipo radicato nella storia e nella mitologia tedesca. L’uso del termine Weltanschauungen nell’indottrinamento delle SS permetteva loro di prescindere da personali visioni etiche, per poter abbracciare senza riserve gli ideali nazionalsocialisti.

Come esercizio vi propongo di scrivere un dialogo fra due persone in cui viene fuori in qualche modo la loro visione del mondo: per esempio due o più persone che ragionano di condizione femminile, di diritti civili, di progresso scientifico, decidete voi, in un qualunque contesto. Alla prossima.

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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