Alessia Gabbianelli: “Anche le donne più autonome e combattive in cuor loro vorrebbero un compagno”

Gli uomini di 35, 40 e 50 anni di oggi, che sono gli uomini del romanzo, sono maschi narcisisti, egocentrici, squilibrati

C’era un tempo in cui sembrava che l’editoria dovesse essere salvata dalla nuova letteratura rosa, che veniva chiamata chick lit, all’americana, letteralmente letteratura per pollastrelle. Era il momento del Diario di Bridget Jones o di Sex and the city che parlavano di sentimento in modo nuovo, ironico e finalmente non asessuato, come invece era stato per secoli nella narrativa dedicata alle ragazze, dove si arrivava al matrimonio sempre illibate e con il cuore a pezzi (anche adesso il cuore spesso non è del tutto intatto, ma almeno nel frattempo le protagoniste hanno conosciuto un po’ il mondo). Ora questa moda è quasi tramontata, almeno nelle cronache letterarie, ma molte scrittrici hanno continuato a indagare i rapporti tra donne e uomini, attraverso lo stile della commedia sentimentale. Quello che ne viene fuori è quasi sempre un panorama abbastanza sconfortante con uomini che non capiscono niente dell’universo femminile e donne sostanzialmente deluse. Alessia Gabbianelli ha appena pubblicato. per la casa editrice Scatole Parlanti, un romanzo che ha un titolo che è già tutto un programma, come si dice: Davvero la conosci Alice? Dietro il tono leggero si nasconde l’esplorazione accurata di una difficoltà di relazioni preoccupanti, visto che in fondo il rapporto tra donne e uomini è ciò che fa andare avanti la specie umana, in un modo o nell’altro. Una lettura ironica ma garbata e interessante. Poiché conosco Alessia Gabbianelli da diversi anni e so quanto impegno ha profuso nella realizzazione di questa storia, solo apparentemente semplice, è arrivato il momento di farle qualche domanda.


Già il titolo del romanzo sembra indicare, malgrado il tono da commedia, la difficoltà delle persone che vivono accanto alla protagonista nel comprenderla. È perché lei si nasconde?

Al contrario. È perché lei si manifesta.

Il libro è una lettura dei rapporti umani nella società contemporanea, in particolare riguarda la comunicazione tra uomo e donna. Alice chiude col marito e si immagina di incontrare con facilità un altro compagno. Invece l’idea si rivela tutt’altro che facilmente realizzabile.

Non perché lei si nasconde, ma perché è se stessa, senza filtri e barriere protettive. Che schermino intenzioni e sentimenti.

Già dalle prime pagine, è indicata la proverbiale ritrosia dell’uomo ad avere un legame. E l’obiettivo della donna a cercarne uno.

Che è lo stesso proposito di Alice che, sprovvedutamente, si butta in relazioni improbabili.

Gli uomini comprendono molto bene i suoi intendimenti, ma, per un motivo o per un altro o per caratteristiche personali, che poi si ritrovano tipicizzate nella collettività odierna, non sono in grado di soddisfarli.

Come sono gli uomini che descrivi in questa storia? Sembrano terribili, in molti casi… ce n’è qualcuno migliore degli altri?

Nella mia storia non ci sono uomini particolari, ma esempi della collettività moderna.

È che non ci si aspetta che il mercato offra questi cluster di individui. Ho 42 anni e ricordo perfettamente quando mia nonna mi diceva “trovati un bravo ragazzetto”. “A trovallo”,  le risponderei adesso… È che non ci sta! Gli uomini di 35, 40 e 50 anni di oggi, che sono gli uomini del romanzo, sono maschi narcisisti, egocentrici, squilibrati. Tanto disorientanti da rendere migliori per una donna… quelli che una relazione ce l’hanno già, avviata. Ma come si può ben immaginare, anche lì son dolori.

Paradossale, è che nel romanzo tra i “migliori”, c’è proprio uno sposato.

E le donne? Sono migliori dei maschi?

Tranne qualche accenno a quelle donne che perdono di naturalezza e si trasformano per compiacere agli uomini, alle maîtresse e a quelle che Totò definirebbe le “profumiere”, Alice ha ruolo indiscusso nel romanzo. Gli incontri con i suoi uomini e le sue modalità di approccio, sono simili a quelli della maggior parte delle donne della sua età, con un’ovvia, grande peculiarità data dal suo carattere

Ti è venuto naturale scrivere questa storia con il tono della commedia sentimentale, oppure hai dovuto trovare la tua via attraverso differenti generi di scrittura?

L’idea iniziale nello scrivere un romanzo era nel genere di un giallo, poi il romanzo è stato impostato come una commedia sentimentale. Il fatto che nell’ironia sembrava andar forte, ha fatto si che poi venisse integrato con altre battute ed aforismi.

Come lettrice preferisci una risata o un pianto?

Indubbiamente una risata. E lo preferisco anche come donna.

Gli uomini e le donne di questo romanzo non sembrano comprendersi molto bene, ma nella vita reale ti sembra che le cose vadano davvero così?

Assolutamente (si). Al di là che gli uomini hanno forme di comprensioni decisamente più elementari, e che le donne tenderebbero a comunicare loro tutto il vorticoso fiume delle loro passioni e dei loro problemi… (il che sarebbe impossibile!)… Il libro nasce da un bacino di storie che ho raccolto tra le mie esperienze e quelle delle mie amiche, trovando nel confronto molte caratterizzazioni comuni.

Sembri aver studiato le relazioni tra maschi e femmine come un’antropologa, ma ci sono dei romanzi o dei libri che ti hanno guidata nell’interpretazione del mondo?

Qualche tempo fa, dopo che mi ero lasciata con un ragazzo ho letto:  Le regole. I 35 comandamenti per trovare lui. Per non perderlo più, per perderlo quando vi pare, di Ellen Fein e Sherrie Schneider. Una lettura divertente, e forse anche un po’ utile. Ma l’esperienza qui è avvenuta, come si dice, “sul campo”.

Le persone di questa storia sono tutte inventate o sono tutte vere? E tu le avevi di fronte agli occhi mentre scrivevi?

Sono estratte dal mio vissuto e da quello delle mie amiche. Ovunque sentissi altre donne parlare (le donne si confidano molto tra loro in tema di gossip e di uomini), le conclusioni erano le medesime. Quando scrivevo, per aiutarmi, me li raffiguravo in carne e ossa.

Adesso che alla relazione tra i sessi hai addirittura dedicato la scrittura di un romanzo hai capito meglio cosa rappresentano gli uomini per le donne?

Purtroppo, confermo, un obiettivo (e un trionfo quando si trova quello sano). Anche le donne più autonome e combattive in cuor loro vorrebbero un compagno. A volte hanno il cuore talmente indurito, da non riconoscerselo più, e tante volte le senti lasciarsi andare a critiche anche troppo generaliste verso la categoria.

E le donne per gli uomini?

Intanto metto le mani avanti ricordando di essere donna e di difendere la categoria, avendo avuto anch’io le mie esperienze, ma non dico che la mia risposta potrà esser valida come quella che potrebbe dare un uomo a parti inverse.

Perciò direi… cosa rappresentano le donne per gli uomini… per me…

Per alcuni un gioco, per alcuni una conquista, per alcuni una storia… per qualcuno un legame per la vita.

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Paolo Restuccia

Scrittore e regista. Cura la regia della trasmissione Il Ruggito del Coniglio su Rai Radio2. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi), Io sono Kurt (Fazi), Il colore del tuo sangue (Arkadia) e Il sorriso di chi ha vinto (Arkadia). Ha insegnato nel corso di Scrittura Generale dell’università La Sapienza Università di Roma e insegna Scrittura e Radio all’Università Pontificia Salesiana. È stato co-fondatore e direttore della rivista Omero. Ha tradotto i manuali Story e Dialoghi di Robert McKee e Guida di Snoopy alla vita dello scrittore di C. Barnaby, M. Schulz.

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