Le singolari avventure dei cittadini che vivevano un tempo nella nazione più lontana dalla nostra fortunata Italia. Quarta puntata.
La televisione del Malpagò era specializzata in retorica e spazzatura. Con la retorica si lamentava della spazzatura che mandava in onda. Se un Tg diceva basta al sessismo, nel programma successivo si mostravano due belle tette. Se un approfondimento era contro l’omofobia, nel varietà subito dopo c’era uno che faceva battute sui gay. E c’era sempre un prete che benediceva senza capire perché fosse stato coinvolto. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
Nel Malpagò tutti si volevano un sacco di bene e il Natale era l’occasione giusta per dimostrarlo. Però la suocera litigava con la nuora, il genero era furioso con il fratello della moglie, il cugino aveva un vecchio debito di cui parlare con il cognato e alla fine s’imbucava sempre uno che nessuno capiva chi era, ma probabilmente era il fidanzato di Carolina. Al momento degli auguri erano coltelli, abbracci e baci. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
Il Natale era una festa molto sentita nel Malpagò, venivano apprezzati i regali, le lucine, le statuine di Maradona in gesso, i prezzi gonfiati dai negozianti per fare i saldi subito dopo. Nessuno ricordava chi fosse nato quei giorno, forse una specie di super eroe ma chissà se volava, lanciava ragnatele o aveva la vista a raggi X? Qualcuno insinuava che fosse arrivato con un barcone dall’Africa, ma l’importante era festeggiare. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
Il giorno 26 dicembre era dedicato nel Malpagò ai parenti non abbastanza importanti per il cenone del 24 o il pranzo del 25. Non c’erano regali oppure si trattava di pensierini, accompagnati dalla battuta: “Quest’anno non abbiamo fatto niente a nessuno”. Si mangiava ancora ma quasi con l’aria di chiedersi: “È proprio necessario?” E ognuno si domandava davanti alla lasagna ingiallita se non fosse quella del giorno prima, riscaldata. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
Il 27 era giorno di stipendio nel Malpagò, i dipendenti ricevevano un salario così piccolo che finiva al primo sguardo, gli autonomi andavano a casa del cliente e dopo averlo legato a una sedia col nastro adesivo in genere riuscivano a farsi pagare, i lavoratori saltuari erano chiamati così perché saltavano i pasti. I poveri imprenditori guadagnavano meno dei loro dipendenti e facevano immensi sacrifici per ostriche e champagne. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
#4 to be continued…