Allora, oggi cari colleghi parliamo di dieta, la dieta di uno scrittore. Qual è la dieta ideale per uno scrittore, per un romanziere? La parola dieta intanto viene dal latino diaeta, e vuol dire “stile di vita”, lo sapevate, beh, ve lo dico io, e si riferisce soprattutto alla sfera alimentare, al cibo, naturalmente. Ma nel nostro caso, proviamo a estendere il senso all’ambito culturale che è quello che ci interessa di più. Dunque, qual è – quale deve essere – la dieta culturale di uno scrittore? Deve nutrirsi, uno scrittore che si rispetti, soltanto di prodotti culturali alti? Deve leggere solo libri non di intrattenimento, vedere solo film d’autore, deve fruire soltanto di roba fina, non contaminata né con il basso né con il kitsch, deve snobbare la cultura di massa?, i fumetti, i videoclip, la radio, la tv, i social, la pubblicità ecc.? Evidentemente no, altrimenti dovrebbe vivere dentro una campana di vetro!; la pop-art negli anni 50 e 60, nasceva proprio per sottolineare questo aspetto. Le opere di quel movimento non sono altro che prodotti commerciali, fatti in serie, pensiamo a Andy Warhol. Insomma, uno scrittore, un artista, tanto più oggi che le varie arti sono così intrecciate e simultanee (grazie alla rete e ai media) non può che volgere la sua attenzione a ogni forma di comunicazione, di espressione, di rappresentazione della realtà… Del resto a pensarci bene non è sempre stato così?, pensate che Balzac, o Edgar Allan Poe, o Dickens, o anche Manzoni, snobbassero la cultura popolare del loro tempo? Non leggessero le gazzette, la cronaca nera, i feuilleton, che non seguissero il teatro comico popolare, il varietà, la moda?… evidentemente no, la loro arte se ne nutriva alla grande di quei prodotti, basta leggere i loro romanzi per rendersene conto. Insomma, lo scrittore, il romanziere, di ieri e di oggi, deve essere una spugna, un’idrovora, per così dire… tutto fa brodo per la sua arte! Esercizio: provate per una settimana, o anche solo per un giorno, a fare a meno della cultura di massa, se ci riuscite, senza rifugiarvi in un’isola deserta come Robinson Crusoe sennò è troppo facile! Alla prossima!
“Caledonian Road” di Andrew O’Hagan – traduzione di Marco Drago (Bompiani)
Una storia senza innocenti o vincitori, ma solo persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque nelle loro vite.