Che significa stringere un patto con il lettore? Allora, banalmente significa pensare al lettore quando scriviamo un romanzo, un racconto, una storia, cioè mi impegno a essere attento, concentrato, coerente nelle mie scelte narrative, drammaturgiche. Perché il lettore è il primo destinatario del nostro libro, e non possiamo dimenticarci di lui, a meno che non lo stiamo scrivendo per i posteri, il nostro romanzo, c’è anche quel caso, ma diciamo nella normalità dei casi, noi scrittori scriviamo per un lettore in carne e ossa, che ci ha acquistato in una libreria, sganciando denaro di tasca sua, e ha scelto proprio il nostro libro fra tanti, e ha deciso di leggerci, cioè di accordarci la sua fiducia. Il minimo che possiamo fare come scrittori è non tradirla quella fiducia, far sì che il nostro lettore arrivi alla fine soddisfatto, e magari bendisposto a cominciare l’avventura di un nuovo libro nostro, quando sarà. Per me questo si traduce in un impegno alla concretezza realistica, a non perdersi in cose superflue, sterili, decorative; a rispettare il famoso principio della pistola di Cechov: se nella storia descrivete un fucile, quel fucile poi deve sparare, che poi è un modo bello per dire di mantenere le promesse con il lettore. Il quale lettore, da parte sua, leggendoti, ha deciso di compiere una momentanea sospensione delle facoltà critiche – dell’incredulità – come dicono i sapienti, e accetta come se fosse vera una storia che sa in larga misura essere una storia fittizia. Oggi come esercizio vi propongo di scrivere un racconto su un “pallonaro”, cioè su un personaggio che mente, che dice bugie a ripetizione… Lo può fare per necessità, per farsi bello, ma anche senza motivo, solo per il gusto di farlo. Vedete voi. Buona settimana.
“Caledonian Road” di Andrew O’Hagan – traduzione di Marco Drago (Bompiani)
Una storia senza innocenti o vincitori, ma solo persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque nelle loro vite.