– Ma io sono costante come la stella del settentrione che per la sua fissità ed immobilità non ha compagna nel firmamento. – È Giulio Cesare che parla, o meglio Shakespeare che lascia Cesare pronunciare questa frase.
Ed è stato per decenni certo, per le più raffinate menti, che la stella polare fosse inchiodata lassù perennemente ed esattamente al Polo Nord celeste. È lo zabaione assoluto che illumina l’avventore perso nel mare di gusti possibile, la ferma certezza sia quello il gusto che il gelatiere debba proporre come faro nella notte, sinonimo di artigianalità e naturalezza. E il povero limitato gelatiere crederà quel suo zabaione sia il Nord, il punto di riferimento, la luce nelle tenebre da proporre e seguire sempre. Fino a che il mondo non dimostri il contrario muovendosi tutto intorno, lasciando al palo il gelatiere con il suo zabaione, come se tra le mani gli brillasse Polaris. Dato che l’asse terrestre, sotto l’azione congiunta della luna e del sole, si sposta di continuo, impercettibilmente, cambiando la posizione del polo nord (come del polo sud) celeste.
Ciò vuol dire che la Stella Polare, osservata dalla Terra, ritornerà nella posizione attuale fra 26 millenni o giù di lì.
E si scopre il punto di riferimento tra decine di gusti è stato il pistacchio, quando il gelatiere continuava a credere nel suo zabaione, o la nocciola di qualcun altro o una semplice crema.
Perché le certezze del nostro asse interiore, sono storte e fragili se private della conoscenza.