Giustino

Sei così santamente spietato da desiderare il nostro dolore?

Non sarò un santo, questo lo so. Tra poco m’incarnerò in un feto nel corpo di una donna e dimenticherò ogni cosa, ma per ora conosco tutto del me che sarò. Giustino guarda verso l’alto in estasi, fa il santino senza ancora avere un corpo. Sa che diventerà la mia prima vittima eppure m’ignora e canta gli inni insieme agli altri santi.

Quello che non so è perché lui sarà buono e io cattivo. Non so perché andrà così, nessuno lo sa.

Nostra madre è una donna onesta, nostro padre un brav’uomo, chissà se immaginano che ci stanno concependo proprio in questo momento, lui sopra e lei sotto mugolando su un prato poco distante dal ciglio della strada. Tra poco papino farà un sospiro più forte e uno dei suoi spermatozoi lanciati dentro l’utero di mammina farà centro nell’uovo, a quel punto noi saremo lì, Giustino e io, i gemellini, senza nessun ricordo di tutto quello che ora sappiamo tanto bene.

Le nostre vite stanno per mettersi in moto e niente può fermarle, tranne uno dei rari incidenti nella delicata fase dell’incarnazione: qualcuno si perde per sempre, forse inebriato dalle emozioni dei suoi sensi che prendono vita. Anch’io ora sto cominciando a percepire il riverbero di ogni istante che vivrò, come se avessi già un corpo. L’infanzia con Giustino, l’allegria che m’infonderà sempre il nome buffo che i nostri genitori avranno scelto per lui, lo sguardo fiducioso dei suoi occhi azzurrissimi, noi due gemelli dagli ideali opposti come ogni tanto capita, il giorno del tradimento quando il sangue ribollirà nelle mie vene, il rumore delle sue ossa che scricchioleranno e dei suoi lamenti soffocati, l’ostinazione nel non parlare che farà crescere la mia rabbia e la mia strana eccitazione.

Giustino, perché non mi dirai subito tutto? Perché mi trasformerai in una specie di mostro che godrà nel tagliarti a pezzi? Per difendere i tuoi compagni tradirai il gemello che ti accompagna da una vita. Per loro sarai disposto a tutto, ma non potrai fare nient’altro che soffrire e morire. Per questo ti faranno santo ma anch’io dovrò ringraziarti, scoprirò con te chi sarò davvero. Da quel momento la mia carriera sarà un lampo e quando ascolterò gli applausi della folla, sul palco penserò a te e alla tua forza di volontà che avrà resistito molto più delle tue dita. So anche che cadrò per colpa dei tuoi compagni e per merito del tuo sacrificio. Di noi si parlerà nei libri di storia, solo che le mie imprese riempiranno pagine e pagine, il tuo gesto sarà racchiuso in un paragrafo di elogi. Non avrai fatto molto tranne morire, dopo tutto. Ah sì, daranno il tuo nome a una via della città. A me invece dedicheranno statue e palazzi, ma le cancelleranno dopo la sconfitta.

Restano solo pochi attimi a quei due là sotto prima di darci la vita e quello che percepisco sta diventando molto più intenso, soprattutto il dolore che mi aspetta, non solo il mio ma anche quello che causerò agli altri, a te, Giustino, che ti stai avvicinando ogni momento di più per fonderti con me, perché dovremo diventare un essere unico prima di dividerci nel corpo di nostra madre. Non so se ce la farò a sopportare la mia violenza, le conseguenze della mia venuta al mondo, la vita mi spaccherà, ora lo so, Giustino, imploderò, verrò spezzato dall’interno, un vortice di pensieri insopportabili s’impadronirà della mia mente, farò il male, sarò l’orrore, verrò maledetto nei secoli e solo i peggiori celebreranno il mio nome per ispirarsi alle azioni più crudeli, sarò per sempre l’idolo dei delinquenti e degli idioti. Non so come farò a reggere il tuo volto martoriato che tornerà nella mia mente senza fine. Tu non sarai mai morto, Giustino, continuerai a tradirmi per tutta la vita e per sempre io ti massacrerò.

Tra un momento le ultime spinte pelviche libereranno il seme nel corpo di nostra madre, eppure adesso capisco cosa succede a chi si perde invece d’incarnarsi, sento che riesco a fare forza contro il flusso che ci trascina. La nostra speranza è questa, Giustino: perderci, non essere, evitare la vita. A tutti tocca una dose di veleno, ma la nostra sarà troppo crudele perché noi possiamo accettarla. Non dobbiamo avvicinarci, dobbiamo restare lontani, resistere contro questi venti che si sono levati intorno a noi. Perché ti avvicini, Giustino? Tieni così tanto al tuo martirio? Continui a fissare il cielo in estasi, non vuoi liberarti e liberare me da questo destino? Continui a cantare i tuoi inni anche se sai tutto quello che avverrà? Sei così santamente spietato da desiderare il nostro dolore? Io sono pronto a non nascere, Giustino, sono pronto a non essere cattivo, ti prego di non voler essere il buono che mi costringerà a vivere il male. Giustino, il tuo sguardo è così splendente, la tua energia così forte, il tuo desiderio di vita così inarrestabile, premi su di me fino a impedirmi di sentire chi sono. Non so più niente del me che sarò ora che siamo finalmente uniti.

Noi siamo i gemelli, noi siamo indivisibili, noi siamo il buono e il cattivo, noi siamo nati.

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Paolo Restuccia

Scrittore e regista. Cura la regia della trasmissione Il Ruggito del Coniglio su Rai Radio2. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi), Io sono Kurt (Fazi), Il colore del tuo sangue (Arkadia) e Il sorriso di chi ha vinto (Arkadia). Ha insegnato nel corso di Scrittura Generale dell’università La Sapienza Università di Roma e insegna Scrittura e Radio all’Università Pontificia Salesiana. È stato co-fondatore e direttore della rivista Omero. Ha tradotto i manuali Story e Dialoghi di Robert McKee e Guida di Snoopy alla vita dello scrittore di C. Barnaby, M. Schulz.

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