I 5 sensi nella scrittura

Nel sesso, per esempio, tutti i nostri cinque sensi sono coinvolti alla grande, ed è quindi un’eccellente palestra per il romanziere

Oggi vi racconto in breve che cosa significa raccontare la realtà per me. Sperando di non annoiarvi. Magari a qualcuno di voi può servire!

Posto che la Realtà sia quella cosa che si mostra e si rivela ai miei occhi di artista, raccontare la realtà significa raccontare attraverso i cinque sensi: l’olfatto, l’udito, la vista, il tatto, il gusto. Con le emozioni che vi sono associate. Ecco, soltanto questo. E vi pare poco?

Giusto per rinfrescarvi la memoria, vi ricordo didascalicamente che cosa esattamente percepiamo con ciascuno dei cinque sensi che abbiamo a disposizione per conoscere il mondo.

Attraverso la vista percepiamo un sacco di cose: le forme, i colori (sfumature, trasparenze, luci e ombre), le grandezze (dimensioni di un elemento e in confronto ad altri), la quantità, la posizione (rispetto a chi osserva e agli altri elementi), la distanza, il movimento, la velocità (in termini assoluti e in confronto ad altri oggetti in movimento).

Attraverso l’udito percepiamo le voci umane, i versi degli animali, i suoni, i rumori della natura…

Attraverso il tatto percepiamo: le forme delle cose, le dimensioni, la consistenza…

Attraverso l’olfatto percepiamo: gli odori, sia buoni (i profumi) che cattivi (le puzze), la loro intensità…

Attraverso il gusto percepiamo: i sapori.

Nel sesso, per esempio, tutti i nostri cinque sensi sono coinvolti alla grande, ed è quindi un’eccellente palestra per il romanziere. Non è facile raccontare il sesso, sapete! Ognuno lo racconta a modo suo, qualcuno carica la rappresentazione di erotismo, qualcuno sceglie di essere più asciutto. Non si sa mai se è meglio abbondare nei dettagli, oppure no; se esplicitare oppure alludere. Senza però dare mai l’idea di autocensurarsi per moralismo (accusa abbastanza grave per uno scrittore che si prefigga di raccontare la verità, la realtà così com’è senza infingimenti). Lo scrittore non può certo porsi il problema borghese o piccoloborghese della “convenienza”. Il romanzo non è un salotto di persone perbene, il romanzo è la vita così com’è, scandalosa e pulsante, conscia e inconscia, sublime e sordida, il romanzo è desiderio allo stadio primordiale; dire desiderio e dire narrazione è quasi la stessa cosa. La letteratura nasce dal desiderio…

Riuscire a esprimere tutto ciò con la scrittura narrativa. Ecco la scommessa di chi vuole raccontare la realtà. Provate a raccontare qualcosa (un pranzo, un’avventura erotica, una passeggiata in mezzo alla natura…) che coinvolga a fondo i nostri 5 sensi. A presto, amici.

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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