Avete fatto mai un’intervista a qualcuno per conto di un giornale o per conto vostro? L’importante è mettere a proprio agio l’intervistato, pur mantenendo una certa distanza e una certa forma. È opportuno fare domande “normali”, cioè non tendenziose. Accettare qualunque risposta senza mostrare troppo stupore né mettersi a polemizzare. Mostrarsi interessati e curiosi di quello che dice. Alternare domande “importanti” a domande “frivole”. Ma cercate di non fare arrabbiare l’intervistato. Che deve continuarsi a fidare di voi fino alla fine. Cioè evitate di fare quello che feci io intervistando Barbara D’Urso per un magazine che si chiamava e si chiama “Max”, che affidava a scrittori le interviste a personaggi famosi. E in mezzo a domandine sciocche a un certo punto le chiesi bruscamente se avesse paura di invecchiare e quali strategie mettesse in atto contro l’invecchiamento e se facesse ancora l’amore, e lei ci restò di stucco, cambiò voce, passò al lei, quasi si offese.
“Certo che lo faccio, ma sta scherzando? Ma senta un po’, si faccia pure i fatti suoi!” E io nell’intervista (che si svolse al telefono, dopo molti tentativi andati falliti) lasciai la sua sorpresa e il suo disappunto. Anzi in qualche modo ci costruii sopra quasi un raccontino satirico.
Cercate di fare emergere il carattere vero e profondo dell’intervistato. E magari anche le cose che non vorrebbe dire, un po’ come fanno gli psicanalisti e gli psicologi nelle sedute di analisi o psicoterapie. Cioè stabilite un rapporto di empatia con lui, così lui, fidandosi, tenderà a sbottonarsi.