Alla base di qualunque narrazione c’è il movimento. Senza movimento non c’è azione e non c’è romanzo. Se il vostro è un romanzo di idee, un romanzo-meditazione, un romanzo-saggio, lo stesso fate “muovere” quelle idee, rendetele dinamiche. In che modo? Anzitutto rendendo limpida la prosa, cercando di essere meno oscuri possibile. E poi imparando/affinando l’arte del “connettere”, forse la più tipica qualità del romanziere, del mettere in relazione cose (idee, mondi, classi, caratteri, lingue ecc.) diversi, opposti, come prescriveva Forster, con il suo celebre “only connect” (che volle come sottotitolo a “Casa Howard”; a proposito, l’avete letto quel bellissimo romanzo? Avete visto il bel film di James Ivory da cui è tratto?) ch’era quasi una dichiarazione di poetica. Per il grande scrittore inglese quell’only connect riguardava anzitutto le classi sociali, la sfida era metterle in relazione, in contatto, in attrito, attraverso i personaggi, ma riguardava anche altre cose, altre coppie di opposti da far dialogare, o scontrare, tradizione e progresso, per esempio, essere e apparire ecc. Insomma, affiniamo l’arte del connettere se vogliamo scrivere bei romanzi come quelli di Edward Morgan Forster!
“Caledonian Road” di Andrew O’Hagan – traduzione di Marco Drago (Bompiani)
Una storia senza innocenti o vincitori, ma solo persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque nelle loro vite.