La poesia

Lina va a Verona per un concorso di poesia, senza la sua migliore amica

Lina era a Verona per la prima volta. Una città che per un motivo o per l’altro non era mai riuscita a visitare. Era da sola, volutamente da sola. Nessuno avrebbe capito fino in fondo cosa rappresentasse per lei quel viaggio. Scese dal treno con un’aria un po’ sperduta e un po’ sconsolata. Era il primo viaggio che faceva da quando Cri era morta. Non era più abituata a viaggiare senza di lei al seguito, anche se in realtà, a Verona, ci era andata proprio per lei e in qualche modo questo la faceva sentire meno sola.
Lina aveva perso Cri quell’inverno, la sua migliore amica, la sua seconda anima. Cri l’aveva lasciata incredula, ammutolita a vagare su questa terra cercando di capire perché fosse capitato proprio a lei, e a loro di doversi separare così presto.
Con questi pensieri che le ronzavano per la testa cercò in centro l’albergo che gli organizzatori dell’evento avevano prenotato per i partecipanti. Si accorse che più si avvicinava al Teatro Nuovo, dove la kermesse avrebbe avuto luogo quella sera, e più un senso di inadeguatezza la invadeva e le scorreva dentro. Ma che ci faceva lei lì, la sua vita era piena di razionalità, di pragmatismo, di cause ed effetti, di grandi numeri e rigidi teoremi, di affetti grandissimi ma sempre molto riservati e regalati a pochissimi intimi. Andava invece a ritirare un premio per la miglior poesia dedicata, la sua miglior poesia dedicata a Cri. L’aveva scritta per lei in onore della loro infinita ed eterna amicizia.
Aveva partecipato per caso a quel concorso letterario quando buttando giù pensieri e parole si era accorta che prendevano facilmente forma e corpo. Non le era mai balenata l’idea che nella vita potesse scrivere poesie. Poesie che qualcuno potesse leggere. Ma da quando Cri se n’era andata era stato un fiume in piena di ricordi, di parole, di nostalgia, di stati d’animo, di impotenza, di frustrazione, di lacrime e di sorrisi. Era un modo per colmare quel vuoto che Lina sentiva e che nessuno intorno a lei era stato capace di riempire e tantomeno di cogliere fino in fondo. Passò davanti al teatro e il cuore cominciò a batterle così velocemente che non riusciva nemmeno a contarne la frequenza.
Sulla facciata principale i cartelloni della kermesse richiamavano gli ospiti, le personalità invitate e i nomi dei vincitori del concorso. C’era anche il suo, scritto in basso a destra, e ancora non si capacitava di come potesse essere lì il suo nome assieme a personaggi di spicco.
In albergo fece una doccia, il caldo di giugno non la lasciava respirare. Mise il suo vestito migliore, le scarpe eleganti, la collana che Cri le aveva lasciato in dono e sistemandosi i capelli si mise davanti lo specchio con il foglio della poesia tra le mani. Impostò la voce e provò a leggerla tutta d’un fiato come se qualcuno le avesse messo una sveglia con il timer. Non le piacque molto il suono della sua voce mentre recitava e tantomeno il tremolio della sua gola mentre leggeva. Era preoccupata di non riuscire a farcela.
Arrivò un po’ trafelata al teatro che si stava lentamente riempiendo, le luci soffuse aiutavano Lina a nascondere il suo imbarazzo misto a eccitazione. Il palco era molto grande alla fine del quale compariva la scritta del concorso “le parole per la vita”. Le prime file erano tutte riservate ai concorrenti e agli ospiti d’onore. Si sedette al centro della prima fila aspettando che il tutto iniziasse. Una conduttrice di Rai 1 presentava l’evento, gli ospiti e i vari vincitori del concorso. Lina era preoccupata di dover leggere la sua poesia, raccontare i suoi dolori, esprimere le sue emozioni più profonde davanti a centinaia di persone sconosciute, coinvolgerle nel suo mondo affettivo.
Arrivò il suo turno, la conduttrice la chiamò sul palco. La mani cominciarono a sudarle, si sentiva goffa. Si avvicinò lentamente al leggio che era completamente illuminato mentre tutto intorno era buio. Il pubblico in lontananza non si vedeva, era un muro nero davanti a lei. Ma sentiva essere lì. Le chiesero di introdurre la poesia e di leggerne i versi. Lina cominciò a leggere, si sentì come allontanarsi da tutto e da tutti, come se fosse sola in tutto il teatro, non si sentiva nessun rumore, tutti erano con il fiato sospeso ad ascoltare la sua voce e le sue frasi. Non riusciva a sentire nemmeno la sua voce. Lesse lentamente dando un senso a ogni singola parola, dando un tono d’affetto a ogni singolo verso. Non le sembrava vero di essere lì a raccontare il suo sentire, sapere che un pubblico di persone sconosciute stesse in silenzio ad ascoltare quanto grande fosse stato e fosse ancora oggi il suo affetto per Cri. Sentì una forte nostalgia salire piano piano, un senso di vuoto cominciò a riempirle la gola, un calore improvviso le inondò il viso, il suo tono diventava sempre più pacato, le parole le uscivano sempre più faticosamente. Lesse nella sua testa l’ultimo verso della poesia e si accorse che le parole non le uscivano dalla gola. Si fermò per un secondo, questa era gonfia di tristezza, in modo sommesso cominciò a piangere. Rilesse nella mente l’ultimo verso della sua poesia “è difficile fare a meno di te” ma proprio non riuscì a pronunciare quelle parole. Il pubblico si accorse della difficoltà di Lina, si sentì coinvolto, si alzò all’improvviso in piedi cominciando a battere le mani lentamente e poi sempre più fragorosamente. Lina rimase colpita da quanto stesse accadendo, non se l’aspettava, le arrivò un’ondata di calore umano e di affettività che non aveva provato da tempo e di cui sentì in un attimo un grande bisogno. Asciugò con la mano destra le lacrime e prendendo la rincorsa riuscì a quel punto a pronunciare quell’ultimo verso.
Con un sorriso salutò col cuore quel pubblico che per un attimo la fece sentire non più così sola.

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