L’occhio vuole la sua parte. E se così non fosse perderemmo parte del piacere.
Mangiare è un atto completo, gustare un gelato non è solo la fusione del gusto sulla lingua, si fonde il sapore sul palato, schizzano le papille gustative freddando il cervello e scaldando lo spirito. Mangiare è guardare, cogliere i colori, le sfumature di un gelato al mango giallo come il sole, il rosso succulento di una fragola e la panna, un monte di panna che sola a vederla la bocca si asciuga e la fronte si perla. E le foto di questa stupenda composizione devono rispecchiare la realtà. Che cosa potrebbe succedere se la bocca asciugata dalla foto della nostra sensuale coppa di gelato non trovasse corrispondenza con la realtà?
Ricevendo un sorbetto di fragola slavata, un mango giallo paglierino e poca panna non montata a dovere?
Si imbraccia il fucile.
Come sceglie Michael Douglas durante la sua discesa nell’oblio nel capolavoro Un giorno di ordinaria follia di Joel Shumacher.
Saturo di una vita di frustrazioni, vedendosi rifiutata la colazione per pochi minuti di ritardo, imbraccia una mitraglietta terrorizzando i clienti all’interno di un fast food.
E poi il panino. Quella “cosa” sgonfia e triste che lo spaurito direttore del fast food gli consegna così diversa dall’immagine invece corposa, succulenta e gravida di gusto stampata alle spalle dei dipendenti del locale, da farci empatizzare con la rabbia di Michael Douglas sgretolando quel poco di etica che sbandieriamo.
Dovremmo tutti comprendere che la sua giornata di follia, non è così lontana dalla nostra ordinarietà.
Foto di copertina: una scena del film Un giorno di ordinaria follia di Joel Schumacher.