1. Raccontare le tue carenze di affetto materno può essere terapeutico, ma se non sei Oliver Twist difficilmente è letteratura.
2. Il conflitto interiore è qualcosa che oscilla tra “sto meglio con o senza la frangetta” e “mi sa che mi ammazzo”.
3. il conflitto relazionale può coinvolgere il partner, i parenti, gli amici, i figli, i vicini di casa. Se il tuo protagonista ce l’ha con tutti, e non stai scrivendo un romanzo di formazione, torna al punto due.
4. Non tirarla per le lunghe. Non servono cinque capitoli di paturnie se il problema del tuo personaggio può essere risolto con due minuti di conversazione o un messaggio vocale su WhatsApp.
5. Non prendertela con Dio, non sei Guccini. Non prendertela con le forze della natura, non sei Leopardi.
E naturalmente dovrai attraversarla, quella violenta tempesta di sabbia. È una tempesta metafisica e simbolica. Ma per quanto metafisica e simbolica, lacera la carne come mille rasoi. Molte persone verseranno il loro sangue, e anche tu forse verserai il tuo. Sangue caldo e rosso. Che ti macchierà le mani. È il tuo sangue, e anche sangue di altri. Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato. Sì, questo è il significato di quella tempesta di sabbia.
— Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami