Parliamo di Francesco Guccini e del romanzo “Per le strade di Montecatini” con Fabrizio Nelli

"Un paese di provincia ha una storia comune, spesso di alcuni secoli, che è difficile annientare e anche se minacciata dalla globalizzazione, qualcosa riesce a sopravvivere, anche modificandosi, ma conservando una parte del suo DNA".

L’ultimo romanzo di Fabrizio Nelli si presenta con un titolo che sembra indicare uno sviluppo apparentemente quieto, Per le strade di Montecatini, ma quello che si racconta non è certamente una passeggiata per il protagonista, Valerio, un ex imprenditore rovinato dal gioco d’azzardo e da una vita fatta di eccessi senza freni. Valerio tenta un riscatto, ma sarà dura. Nel frattempo Nelli (che ha al suo attivo diversi testi (dal distopico La città tentacolare a Blues di provincia, da Rapsodia toscana a Con il Giglio nel cuore, ecc.) ha anche pubblicato un libro che è una sorta di omaggio a uno dei cantautori italiani più influenti e amati, Il mio Guccini. Questa mi è sembrata una buona occasione per parlare con lui del suo lavoro d’autore.

 

Nel tuo percorso hai spaziato dalla narrativa alla ricostruzione di costume e alle storie di musica, quale è oggi la parte della scrittura che ti interessa di più?

Forse sono interessato a esplorare l’intreccio dei sentimenti: l’amore, l’amicizia, l’affetto, come cambiano durante l’arco della vita di una persona o anche raccontare un preciso periodo storico. Ma per il momento ho solo degli abbozzi, anche se uno di questi è più avanzato.

 

Come ti è venuto in mente di scrivere un libro su Francesco Guccini?
Guccini è sempre stata una mia grande passione. Così ho pensato di raccontare come è nata e come si è sviluppata negli anni, come ha accompagnato le varie fasi della mia vita. Cosa facevo quando usciva un suo album o un suo libro, cosa provavo ascoltando una sua canzone. Il libro si colloca a metà strada tra una memoria personale e un saggio biografico, può essere definito un racconto emozionale. Parla di lui per parlare di me e viceversa. Il titolo, Il mio Guccini, è esplicativo. Il sottotitolo “Non è uno scherzo saper continuare” richiama una frase di 100 Pennsylvania ave (Amerigo, 1978) e si riferisce al Guccini attuale che non si piange addosso e accetta serenamente la vecchiaia.

 

C’è un brano di Guccini che secondo te ha resistito al tempo in cui è stato scritto e ancora oggi può dire qualcosa?
La maggior parte delle canzoni di Guccini resiste nel tempo perché i suoi contenuti sono universali e intramontabili. Parlano di vita quotidiana, di amore, di amicizia, del tempo che passa, di personaggi, di memoria, di radici. Ma se dovessi scegliere citerei Bisanzio (Metropolis, 1981) luogo di confine tra Oriente e Occidente, sospeso tra due mondi e tra due ere, soglia di un’epoca in transizione, cambiamento che disorienta, nuovo che non si conosce, simbolo insondabile, segreto e ambiguo come questa vita. La canzone è ambientata solo in parte nel periodo dell’imperatore Giustiniano, ma per il resto è sottratta a precise coordinate storiche. Oppure sceglierei Libera nos domine (Amerigo, 1978) una canzone contro la guerra e non solo; anche contro la morte innaturale, contro i visionari e i martiri dell’odio, i falsi intellettuali e i giornalisti arroganti, contro l’egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti. Guccini cantò questa canzone in apertura di un suo concerto dopo l’attentato terroristico alle Torri Gemelle del’11 settembre 2001. Si presentò sul palco senza dire niente e diversamente dal solito (iniziava sempre con Canzone per un amica) cominciò con questo brano.

 

La tua scrittura è molto radicata nel territorio in cui vivi, perché?
Scrivo immerso nel mondo che mi circonda e mi viene naturale iniziare da un luogo. Le mie storie spesso partono da un episodio, da un contesto, da un sentimento e poi si sviluppano con il desiderio e la fantasia. Un’ambientazione geografica che conosco bene mi aiuta a costruire gli scenari dove si muovono i miei personaggi.

 

Credi che nella provincia che conosci tanto bene la vita sia ancora oggi molto diversa da quella che si vive in città? Oppure la tecnologia e i social hanno cambiato tutto?

La tecnologia e i social hanno allargato i confini. Oggi anche in un’isola o in uno sperduto paesino di montagna si è sempre a contatto con la globalità e quello che succede nel nostro pianeta o che percepiamo dai media si ripercuote su di noi.
Eppure nella provincia, intesa come un territorio limitato e minore, c’è un filtro maggiore, c’è una comunità che entra in relazione, che dialoga e si influenza reciprocamente. Anche un quartiere di una città può essere considerato un microcosmo, ma forse in un quartiere manca una precisa identità perché si è sviluppato in modo caotico, repentino, non pianificato.
Un paese di provincia ha una storia comune, spesso di alcuni secoli, che è difficile annientare e, anche se minacciata dalla globalizzazione, qualcosa riesce a sopravvivere, anche modificandosi, ma conservando una parte del suo DNA.

 

Cosa racconti nel romanzo Per le strade di Montecatini?

È una storia di caduta e redenzione che si svolge a Montecatini Terme, una delle più suggestive località della Toscana. Il protagonista, Valerio, è un ex-imprenditore finito sul lastrico e minacciato dagli strozzini che grazie a una piccola eredità cerca di riprendere in mano la sua vita. Le donne, il lusso, gli eccessi senza freni sono state le ragioni della sua rovina. Il romanzo descrive il suo percorso di liberazione, l’eterna lotta tra il bene e il male; tratta temi come il gioco d’azzardo, l’usura e la prostituzione filtrati da un’ambientazione provinciale dove tutto si smorza o si semplifica, assume caratteristiche particolari legate al territorio. Montecatini poi dal punto di vista narrativo è interessante perché è proiettata in un passato glorioso che non esiste più, quindi è piena di contraddizioni.

 

È la storia di un riscatto possibile? – Ma – a parte la narrativa – credi possibile un riscatto per chi si trova nella situazione del protagonista?

Mi piace pensare che questo possa avvenire anche nella vita reale, che anche in una situazione disastrosa ci sia una possibilità di rinascita. Spero che sia possibile.

 

Descrivi il mondo della case da gioco e degli usurai, lo hai conosciuto da vicino?

Mio padre aveva il vizio del gioco delle carte, anche se non è caduto negli eccessi del protagonista. Poi ho conosciuto persone che hanno consumato i loro risparmi con le donne di night, ho ascoltato i loro racconti, per il resto ho cercato di documentarmi.

 

Dopo più di un volume pubblicato nel circuito degli editori tradizionali, ora da qualche tempo scegli la via di pubblicare per conto tuo, perché?

Ho pubblicato con piccoli editori che non hanno fatto promozione. Si sono accontentati di una piccola tiratura e non hanno rischiato oltre. In generale non è facile trovare un editore serio che investe su un nuovo autore. Ci sono migliaia di manoscritti che non vengono nemmeno letti e le strade di una pubblicazione con una casa editrice sono lastricate di casualità e hanno mille sfaccettature.
L’autoedizione apre possibilità interessanti a patto di curare il prodotto in tutte le fasi editoriali (valutazione del testo, impaginazione, correzione delle bozze, grafica della copertina) e attraverso le piattaforme on line consente di stampare in print on demand anche una sola copia. In questo modo il libro non esce di scena dopo qualche mese dalla pubblicazione (una volta cessato l’effetto novità), ma rimane sempre disponibile. Inoltre i diritti rimangono all’autore e la percentuale di guadagno sulle vendite è alta.
Poi dipende anche dal libro, per esempio Il mio Guccini si è dimostrato particolarmente adatto a questa modalità di pubblicazione con una distribuzione tra i gruppi gucciniani.

 

Non pensi che questo possa escluderti dai canali di vendita e promozione?

Certo pubblicare con un editore di qualità sarebbe meglio e spero di riuscirci nei miei prossimi lavori. Ma se questo non è possibile, se ti devi fare promozione da solo, cioè organizzarti le presentazioni, allora l’autoedizione è più conveniente. L’autore stabilisce il prezzo di copertina, acquista delle copie al costo di stampa e, vendendo le stesse copie che avrebbe venduto con un editore, recupera le spese per la pubblicazione. Inoltre i diritti rimangono all’autore e la soddisfazione personale senz’altro è maggiore.

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Paolo Restuccia

Scrittore e regista. Cura la regia della trasmissione Il Ruggito del Coniglio su Rai Radio2. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi), Io sono Kurt (Fazi), Il colore del tuo sangue (Arkadia) e Il sorriso di chi ha vinto (Arkadia). Ha insegnato nel corso di Scrittura Generale dell’università La Sapienza Università di Roma e insegna Scrittura e Radio all’Università Pontificia Salesiana. È stato co-fondatore e direttore della rivista Omero. Ha tradotto i manuali Story e Dialoghi di Robert McKee e Guida di Snoopy alla vita dello scrittore di C. Barnaby, M. Schulz.

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