La narrativa può parlare solo del tempo. Perché ci serve, perché ci siamo inventati il tempo? Siamo sostanzialmente una specie desiderante e nostalgica. Per capire quanto ci manca per arrivare all’oggetto che temiamo o desideriamo, ci serve uno strumento per contare. Questo strumento per contare, alla base di tutto, è una successione numerica. Per misurare le distanze da quello che desideri, o temi, o ti manca, devi avere lo strumento matematico. Noi siamo fatti esattamente della stessa sostanza del tempo e nella narrativa non facciamo altro che parlare di tempo. Chi scrive sta cercando di dare una gabbia temporale, contando il tempo nell’unico modo in si può fare: il tempo si conta in persone.
(Chiara Valerio durante il primo incontro di “Lezioni d’Autore”)
Per imparare a fare bene una cosa, bisogna osservare chi quella cosa la fa molto bene. È a questo scopo che gli aspiranti artisti vanno da sempre a bottega, apprendono l’arte sul campo da chi ne ha fatto una scelta di vita. Ed è proprio per questo che la Scuola Genius ha organizzato “Lezioni d’autore“: un ciclo di incontri in cui autrici e autori raccontano la propria scrittura, i metodi che utilizzano, dove trovano l’ispirazione, quali sono state le influenze letterarie, e insieme a noi smontano la propria opera mostrandone strutture e linguaggi. Gli incontri, nella Sala Giuseppina che ci accoglie all’interno del Palazzo del Freddo a Roma, sono moderati da Carlo D’Amicis, scrittore e docente della scuola e autore dei programmi di Rai3 Quante Storie e Le parole per dirlo e del programma di Radio3 Rai Fahrenheit, e accompagnati da gusti di gelato personalizzati, pensati su misura per ogni ospite dal nostro padrone di casa, Andrea Fassi. È possibile partecipare agli incontri anche da remoto.
Abbiamo cominciato venerdì 29 marzo: un appuntamento dedicato al mistero in dialogo con Chiara Valerio, nella dozzina del Premio Strega con il suo ultimo romanzo, Chi dice e chi tace (Sellerio, 2024). L’autrice ci ha rivelato che in questo libro, in cui la protagonista si trova ad affrontare la morte improvvisa di una persona che conosceva molto bene, ha utilizzato la struttura del giallo perché l’indagine si muovesse in due dimensioni, quella interiore e quella legata al contesto, per evitare una scrittura troppo chiusa dentro i pensieri di una voce che raccontava i fatti in prima persona. Ci ha parlato dei romanzi che le sono stati d’ispirazione per questo e lavori precedenti, dal Dracula di Bram Stoker a Caro Michele di Natalia Ginzburg al Libro delle meraviglie di Flegonte di Tralle, li ha smontati per raccontarci quello che è il mistero per lei: mettere chi legge sullo stesso piano ontologico dei personaggi della storia. Di questo, del rapporto fra realtà e finzione, di cos’è l’originalità in un testo narrativo, di effetto di realtà («Si racconta di un uomo che ha visto un ippocentauro in Egitto e che volesse portarlo a Roma, alla corte di Claudio. L’ippocentauro ha i peli color cannella, gli occhi sono dotati di ciglia e sopracciglia, il dorso è sul grigio ma in effetti le candele non illuminano tutto e, quando ci sono andato vicino – scrive Flegonte – non era poi così alto. Tutte le cose che Flegonte dice sono perfette, verificabili, di cui noi abbiamo esperienza: di una luce che non proietta, di un pelo fatto in un modo, di ciglia e sopracciglia fatte in un altro, però l’ippocentauro è falso. L’ippocentauro, sulla pagina, è vero, nella nostra testa è vero; che non sia stato nella corte di Claudio, e che non poteva esserci portato nemmeno imbalsamato, non è interessante. L’effetto di realtà, per come me lo sono spiegato, si costruisce mettendo dei particolari che, nella testa di chi legge, convergano in una direzione») e tanto altro ancora ha parlato Carlo D’Amicis con Chiara Valerio, con la rapidità di pensiero e parola che la contraddistingue, durante due ore piene, dense di stimoli per migliorare le proprie storie, ricche di letture per approfondire i temi trattati, con una partecipazione altissima ed entusiasta.
Ma non temete: se avete mancato l’incontro, potrete recuperarlo. Vi basterà scrivere a [email protected].
Continueremo con Pulsatilla, al secolo Valeria di Napoli, autrice, sceneggiatrice, columnist, reporter. La incontreremo sabato prossimo, il 13 aprile, alle 19:00. A partire dalla sua esperienza artistica, parleremo di ironia. Il suo ultimo libro, Il campo è aperto (Baldini+Castoldi, 2023), ripercorre con un tono molto intimo proprio il suo rapporto con la scrittura ed è finalista del Premio Dolores Prato.
L’anno scolastico si conclude, il 1° giugno alle 19:00, con una conversazione sulla famiglia insieme a Tommaso Giartosio; la sua Autobiogrammatica (minimum fax, 2024), nella dozzina del Premio Strega, è un gioco vertiginoso alla scoperta dei legami affettivi a partire dalle parole che li dicono e dal sapore che hanno nel pronunciarle.
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Ci vediamo in bottega!