La lana

Intrecciare la lana può essere un lavoro così fisico che regalare un maglione fatto a mano consiste in un vero dono d'amore.

In un webinar sulla scrittura e i 5 sensi, abbiamo lanciato una piccola sfida ai partecipanti: per ogni senso abbiamo proposto un esercizio. La partecipazione è stata altissima, tanto che abbiamo deciso di pubblicare i racconti più riusciti.
Continuiamo con il tatto, con questo esercizio: scrivi una scena in cui un personaggio sta svolgendo un’attività che richiede precisione tattile, come l’assemblaggio di un modellino di veliero o l’intreccio di un cesto di vimini.

 

Lorella è una ragazza creativa che adora lavorare ai ferri per farsi i maglioni. L’inizio di ogni lavoro ha un suo rituale che parte con la ricerca della lana. Toccare, palpare, stringere i gomitoli, prima di acquistarli, è un passaggio obbligatorio. Lorella adora tutte quelle sensazioni di morbidezza, leggerezza e calore che la lana trasmette. I gomitoli che sceglie li passa sul viso, per lei sono tenere carezze, oppure prurito e solletico al naso quando la lana è grezza e ruvida.

Quando progetta un maglione immagina il peso che avvertirà il suo corpo indossandolo, i polsini che stringono, il colletto punzecchiare il collo, l’aria che passa attraverso i trafori del lavoro provocandole un brivido. 

L’ultimo acquisto di lana è stato per un maglione per Giacomo, il suo fidanzato.

Giacomo le aveva detto che, con quel maglione, sarebbe stato come averla sempre tra le braccia e sentire costantemente il morbido tocco delle sue piccole mani sul suo torace, sulla schiena. 

Il modello scelto prevedeva una treccia sulle maniche che richiedeva dei passaggi complessi. Il lavoro procedeva a rilento, Lorella doveva tenere a lungo il filo di lana tra le dita prima di passarlo sul ferro, sentiva le mani bollenti, sudate, doveva spesso strusciarle sui jeans che indossava per asciugarle. 

Per eseguire la treccia era necessario utilizzare tre ferri. Doveva tenere molto stretto il primo ferro sopra il filo, dopo qualche ora di lavoro le rimaneva lo stampo del ferro sulle dita, una fossetta lunga tutta la falange del pollice. Per completare il punto era necessario spingere con l’indice la punta del secondo ferro, dopo poco provava bruciore anche alla falange dell’indice.  

Ma il pensiero di far felice Giacomo faceva scomparire ogni fastidio e il lavoro proseguiva. Presto si sarebbero visti e toccati.

 

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