Once upon time in Brianza

Basta, Giuseppe Sarentini sarebbe stato per sempre il medico delle puttane.

SINOSSI: Giuseppe Sarentini è in fuga da un lutto giovanile e sterilizza la sofferenza rendendosi impermeabile ai sentimenti. Però non è un ‘uomo senza qualità’ e supererà le prove che gli si presenteranno, riuscendo a recuperare il proprio futuro.

 

Nella brutta periferia di un ricco paesotto della Brianza velenosa, c’è un brutto condominio degli anni Settanta; a piano terra due brutti negozietti, un portoncino d’ingresso un po’ sgangherato e una brutta campanelliera col nome dei residenti. Spicca, in grassetto, l’indicazione di un ambulatorio con gli orari di ricevimento del dottor Giuseppe Sarentini – che in quello studio svolge la professione di medico di base – e un numero di cellulare per le emergenze.

A dispetto di tanta bruttura ambientale, però, i malati che salgono al secondo piano trovano un ambiente piccolo ma dignitoso e ben tenuto.

“Che te ne fai di un interno elegante in un condominio del genere?” l’apostrofò una collega entrata un giorno in quei quattro locali.

“Ci tengo ad accogliere con buona grazia i miei pazienti” le rispose il dottore “chi soffre nel corpo non deve deprimersi anche nello spirito”.

Ciò nonostante, l’ambulatorio del Sarentini non gode di buona fama e viene disertato da tutti i benpensanti del paese, dal giorno in cui il proprietario di un ricco negozietto del centro aveva vissuto una gran brutta esperienza. Costui, in attesa di essere ricevuto per un fastidio venereo, stava apprezzando con occhio goloso le belle forme di una ragazza seduta di fronte a lui. Poco alla volta, risalendo dalle gambe al bacino e al seno, ebbe una percezione di déjà vu, come se di quella carne avesse già goduto. Infatti. Se avesse avuto l’abitudine di guardare negli occhi le ragazze che lo accoglievano negli alberghi a ore dei dintorni, avrebbe riconosciuto la più brava ad assecondare le sue richieste di maschio declinante; costretto a ottenere col denaro ciò che i palestrati concorrenti ottenevano gratis. Lei invece lo riconobbe e gli ricordò di non avere ancora saldato per intero l’ultimo conto, invitando due colleghe presenti – anche loro nella stessa situazione creditoria – a rivendicare il dovuto. La piazzata che ne seguì si concluse con la fuga indecorosa dell’uomo e lo sguardo di trionfo delle tre donne.

In assenza di testimoni diretti, la faccenda si sarebbe chiusa lì; ma spifferi e mormorii superarono il risibile ostacolo opposto dall’insonorizzazione dell’appartamento e la notizia fece dapprima il giro di tutti i maschi a rischio di subire la stessa umiliazione, poi giunse alle orecchie delle rispettive signore, infine scalò le classifiche di gradimento delle chiacchiere al bar. Fu così che l’intero paese smise di frequentare l’ambulatorio delle puttane.

Il dottor Sarentini non se ne ebbe a male; anzi, trovò che dedicarsi alla salute di quel genere di clientela sarebbe stato un buono sbocco professionale per un uomo alla ricerca di una comfort zone di poche pretese. Niente più comari annoiate e ipocondriache, venute a farsi prescrivere rimedi costosi e inutili ma spacciati per miracolosi dalla ‘zia di un’amica di mia cognata.’ Niente più madri paranoiche, fuori di testa per un colpo di tosse del ‘mio piccolo che è così delicato!’ Basta coi vecchi che tornano tutti i giorni a farti ripassare l’intero trattato di gerontologia ogni volta che gli chiedi come stai. E gli uomini, perché lasciarli entrare in sala d’attesa? Si sa che vengono quasi solo per gloriarsi ad alta voce dell’ultima scopata che– guarda caso! – è immancabilmente con ‘una figona da non crederci’. E chi ci crede, infatti? È sempre e solo una povera battona a buon mercato rimediata in un boschetto della zona. Via anche loro!

Basta, Giuseppe Sarentini sarebbe stato per sempre il medico delle puttane.

“Quasi quasi,” disse un giorno al parroco col quale aveva mantenuto un bel rapporto di amicizia “lo scrivo in grande sopra l’ingresso del condominio”.

I due si fecero una gran risata e non fu necessario scomodare moglie o compagna per impedire una tale sciocchezza, perché lui era single e aveva deciso – scelta irrevocabile fatta molti anni prima – di non innamorarsi mai più.

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