Mia madre diceva sempre che Piccole donne sembrava parlare di lei, anche se nella sua famiglia non c’era mai stata una Beth perché erano solo tre sorelle. Persino una sua lontana cugina, che era figlia unica, diceva che quel romanzo le aveva ‘restituito’ le sorelle che non aveva mai avuto. E forse è questo che rende indimenticabile una storia, il fatto che un libro, in qualche modo, parli di noi, quasi lo scrittore non avesse fatto altro che spiarci dal buco della serratura. Avere la possibilità di invertire i ruoli e spiare nella vita di un autore è un’occasione che capita poche volte. È un privilegio, proprio come è un privilegio poter leggere le lettere (tradotte per la prima volta in italiano) che Louisa May Alcott ha scritto nella sua breve vita. Lettere di una donna che ha lottato fino allo stremo per rivendicare il suo diritto alla felicità e al suo posto nel mondo. Da questo fitto epistolario viene fuori tutto, anche quello che non ci aspetteremmo mai: i dubbi e le paure di una delle ‘piccole donne’ sul suo incredibile, raro talento. Leggere queste lettere è un privilegio.
Buona Lettura!