SINOSSI: Siamo in un sogno di Esterino, otto anni. Di solito, da quando è morto, è l’amatissimo nonno Lello ad animare le notti di Esterino; a volte però nei sogni appare anche il dottor Bellachioma, psicologo cialtrone, assoldato dai genitori per „far fuori il vecchio” dalle notti del bambino. Nello studio di Bellachioma incombe una grande foto di Freud che, alla fine, dovrà anche lui misurarsi con la spietata lucidità onirica di Esterino.
– Qui ce l’hanno con me – ha detto il padre della psicoanalisi – Perché dicono che ho imbrogliato tutti coi sogni, il percorso e tutto il resto.
– E c’hanno ragione?
– Un po’ sì. – Ha detto guardandosi i piedi.
– Ma perché, il percorso tuo non funzionava?
Lui s’è messo a camminare avanti e indietro per la stanza.
– Mica tanto. All’inizio sembrava una figata, dicevano che ero un genio, però non guariva mai nessuno, e allora ho capito che qualcosa non suonava. Solo che ormai ero famoso, i soldi, le donne a frotte, e allora… vabbè, niente. – S’è rimesso a sedere in fondo al letto, triste triste.
– Senti – gli ho detto – Ma è vera quella cosa dei tre bambini?
– Che bambini?
– Quelli che uno sono io, un altro è il capoclasse e l’ultimo fa come gli pare quando io e quell’altro dormiamo.
– Ah, certo, Es, Io e Super-io, l’ho inventata io. Geniale!
– Vabbè, sarà pure geniale, ma che significa?
– Significa quello che significa, te l’ha già spiegato Bellachioma, no?
– Sì, ma non c’ho capito niente… per esempio, te, adesso, con quale bambino stai parlando?
– Beh, sto parlando con te… o no?
– E che me lo chiedi a me? Vabbè, te lo dico, stai parlando col bambino che fa quello che gli pare, quello della notte.
– Eh, già! – Ha fatto lui, ma non mi sembrava convinto. E neanche io: era davvero lui o nonno che mi prendeva in giro?
– Ma secondo te, qual è il più intelligente dei tre? – Gli ho chiesto.
Lui mi guardava imbambolato e dondolava la testa.
– Eh, dipende… – ha detto dopo un po’, una risposta a cavolo.
– E quale è nato prima?
Era sempre più imbambolato.
– Beh, questo, in un certo senso…
– E quale muore prima?
Ha cominciato a fare di no con la testa.
– No, che c’entra …
– E può essere che qualcuno ce n’ha solo due? O quattro?
– Non so… non credo…
– Ah, un’altra cosa, nella Comunione, quando un bambino manda giù il Cristo, che fanno gli altri due? E quando uno cresce, crescono tutti e tre uguale, oppure il capoclasse cresce un po’ di più? Ed è vero che …
È saltato su come se un topo gli aveva mozzicato un piede:
– BASTA! – Ha urlato – Non ne posso più! Va bene, allora è una cazzata! Una cazzata! – Batteva i piedi per terra e faceva di no con la testa. – Sembrava tutto così facile, capisci, i tre bambini, come li chiami tu, il percorso coi sogni, la foto di sguincio col sigaro… funzionava tutto, porca miseria… – Ed è scoppiato a piangere.
All’improvviso è sbucato Bellachioma:
– Ma che fa, Maestro, piange?
– È stato lui, il ragazzino. – Ha piagnucolato il vecchio.
– Che gli hai fatto, Esterino? Ma lo sai chi è questo?
– Sì, – ho risposto – un imbroglione! L’ha detto pure lui, che il percorso suo non vale niente. E nemmeno il tuo.
– Non diciamo stupidaggini! – Ha urlato.
– Lascia perdere – ha detto il vecchio – Mi sa che ha ragione il ragazzino. Ma come t’è venuta in mente di ridirgli quella cazzata dei tre bambini?
Bellachioma c’aveva gli occhi sbarrati e la bocca aperta.
– Coraggio, Maestro, è solo un po’ di stanchezza, vedrà, adesso passa.
– Stanchezza, dici? Ma di’ la verità, Bellachio’, a te quanti te ne sono guariti, col percorso mio? Guariti, dico. Nessuno, giusto?
– Che c’entra, Maestro… lo sa, è complicato, molto complicato…
– Bellachioma, tra noi ci dobbiamo dire la verità: ‘sta roba non funziona neanche a calci!
– Mah, forse ha ragione, Maestro… – Era distrutto. Poi s’è ripreso – Però col percorso che gli ho fatto io, insomma, quello nostro, il ragazzino non parla più col nonno morto.
– E parla con noi due, sai che risultato? Ma c’hai visto? Uno più imbroglione dell’altro, e dai!
– Oddio! – Ha detto Bellachioma quasi senza voce – E adesso che facciamo?
– Semplice, io me ne torno lassù e tu cambi mestiere, perché sennò prima o poi qualcuno ti riempie di botte.
– E con Esterino?
– Non ci arrivi da solo?
– Per carità, Maestro, non mi dica che… eh no… la prego, quello no…
– E invece sì, cazzo! RIDIAMOGLI IL NONNO!
Io mi sono messo a saltare sul letto come un matto:
– Sìììììì! Evvai! – E ho pure fatto quel gesto della mano nel gomito che se lo faccio da sveglio ce le prendo.
– Ma che dice, Maestro, il nonno è solo la proiezione… o no?
– Sì, sì, la proiezione, – gli ha detto mentre lo spingeva verso la porta – Adesso però vai, vai.
Appena quello è uscito, il vecchio s’è tolto la barba, gli occhiali, la giacca, il farfallino e i pantaloni.
In mutande era proprio nonno, quello di sempre
– Hai visto come l’ho fregato? Quello non lo vedi più, te lo dico io… – Ridevamo come due scemi – La proiezione, dice, hahaha, sì de stocazzo! – E ha fatto pure lui quel gesto, che lui lo può fare perché è morto e nessuno gli dice niente.
Poi è diventato serio e ha allargato le braccia:
– Vabbè, adesso però devo proprio andare.