La sala in silenzio è su di me, gli occhi addosso mi piacciono.
– I muscoli della femmina, al taglio laser, offrono una lavorazione migliore dei muscoli del maschio.
Il taglio laser non è certo il coltello dei miei avi, ma la carne la separa con precisione indiscutibile. Perdete un po’ di naturalezza nell’impiattamento ma avete carne intatta, geometrica. Inoltre non rilascia vitamine e sali minerali.
Questo suono elastico è il muscolo che si sfilaccia, – taglio dall’alto verso il basso, – emette un suono simile alla rottura di una fionda. Sentite?
Ho molta luce puntata sul viso, vedo le persone muovere la testa. Allo schiocco, si ritraggono.
– Dovete stare attenti a non sfilacciarlo troppo, o in cottura va in pappa. Ricordatevi che le donne trattengono una quantità d’acqua inferiore al maschio, è carne più pregiata, lavorare la donna con il laser è come quando i nostri avi tagliavano il burro caldo con una lama affilata, uguale.
Avete in casa questo dispositivo? – Guardo la platea accecato dalle luci della sala, alzo lo strumento con la mano sinistra. – Ripeto, – avete questo strumento? Io in cucina non posso farne a meno.
– Si! – Risponde la sala all’unisono.
I corpi che distinguo in prima fila appaiano modellati, tonici, alcuni più alcuni meno ma non c’è un filo di grasso. Se solo ci fosse, offrirei tutto il mio compenso che mi riconoscono per essere qui pur di averlo.
– Signori, i muscoli non sono poi così pregiati. Se avete seguito le mie lezioni, in tempura sono una raffinatezza. Ne abbiamo parlato a lungo. Ma sapete bene dove voglio andare a parare.
Dalla platea parte un applauso, poi due. Tre trenta trecento. Tutti in piedi.
– Grasso! Grasso! Grasso!
Mi inchino. Prendo il laser lipidico, faccio segno di sedersi, sorrido.
– Grasso umano. Grasso elitario, introvabile. Il nuovo oro!
Alzo lo sguardo, socchiudo gli occhi per via delle luci puntate su di me.
La platea è piena di donne, con le donne riesco meglio, sembra. C’è pure qualche uomo. Ce ne fosse uno con una punta di grasso. È incredibile.
La donna sul tavolo da lavoro socchiude le palpebre, muove le braccia. Non la guardo, ma credo chieda aiuto. Ne approfitto per erogare altra anestesia.
– Ricordatevi. L’anestesia resta in corpo trentadue ore, prima delle trentadue ore potreste avere una nota astringente dovuta ai medicinali.
– Mi lanciate il gancio? – Chiedo ai ragazzi dello staff.
Dalla carrucola in alto sul soffitto, con un suono metallico, guardo scorrere fin sopra la mia testa un gancio appuntito. – È il cinquantasei centimetri ragazzi?
Qui all’ Auditorium hanno uno staff mediocre. Il gancio sembra sporco. Ma dalla platea non se ne possono accorgere.
– Chef è il cinquantotto.
Annuisco con uno sbuffo. Andrà bene.
– Allora, dissanguo con il metodo “agnello” come mi ha tramandato la famiglia. Siate cauti e appuntatevi la grandezza necessaria del gancio. Non più di sessanta, cinquantotto va bene, ma cinquantasei è perfetto. Su, non vi vedo scrivere!
Prendo il corpo della donna, comunque tonico, peserà poco meno di cinquanta chili. Non sono più giovane, sento i muscoli tirarmi mentre la alzo.
– Dovete appendere all’altezza dell’anca, in modo che il gancio si fissi dentro la carne e arpioni il bacino. E giratela pancia avanti.
La tiro su, la sua pelle mi struscia sul viso, mi solletica. All’altezza dei fianchi, mentre il corpo sale, sento una sottile striscia di grasso. Quasi mi diventa duro.
– Signori! – sbuffo per lo sforzo con il corpo stretto tra le mani chiuse intorno alla vita, – signori, c’è del grasso che vi aspetta qui! Dio non me ne voglia ma questo è il paradiso! – Sorrido al pubblico.
Quando la vita supera la mia testa, lascio cadere il corpo sul gancio. Il gancio lavora comunque bene anche di cinquantotto, penetra profondo fino dentro e la donna con un secco rumore si inchioda, viene arpionata dietro l’osso del bacino e si blocca appesa.
Guardo la gamba amputata nella prima parte dello show cooking, è stata cauterizzata con calore e cicatrene mi sembra, direi benino su questo lo staff.
– Quindi cari, appesa la persona che volete proporre per la vostra cena dovete.. Aspettate. Permettetemi di aprire una parentesi: ricordate che ogni giorno è possibile acquistare una sola persona intera per famiglia. Una sola persona, al mercato centrale. Vediamo di non finire come hanno fatto i nostri trisavoli con quando mangiavano animali. Che poi finisce che dovete mangiarvi le braccia e le gambe. E lì di grasso figuriamoci, magre magre.
Ridono tutti, tutte. In prima fila alcune donne ammiccano, guardano il mio petto e la divisa aderente.
– Su su buone, buoni che siamo in chiusura. Siamo sul bello. Allora. Partiamo dal taglio della gola, è facile. Da sinistra a destra formando una mezza luna con il laser da sei milioni di pixel cauterizzante. Attenti alla tiroide, quella sapete come usarla negli agnolotti se avete seguito il mio corso sulla pasta. Aprite, lasciate il sangue si riversi nel bacino di svuotamento. Ricordate, testone, ricordate di attivarlo che altrimenti sporcate tutto a terra. Prodottino raffinato questo laser qui, succhia via il sangue e lo asciuga fino a seccarlo mantenendo sotto pelle i grassi. Il sangue, poi, tenetelo per cuocerci pasta e fagioli, non lo sprecate.
Riprendo fiato.
Ho l’attenzione di chiunque in sala. Ci sono delle ombre che si muovono mi sembra, ma dalla luce non capisco cosa stiano facendo. Non penso se ne stiano andando, staranno confrontandosi soddisfatte. Mi sembra impossibile qualcuno se ne vada quando si parla di grasso.
– Allora. Lavoro bene le parti interne, quelle incrostate dico, tendini e mucose e poi si cerca il grasso. Come sapete, il grasso non lo abbiamo praticamente più e quindi anche nei soggetti selezionati e risicato. – Vedo la prima fila annuire. – Ma selezioniamo esseri umani che hanno ancora geni in grado di farli ingrassare, li pompiamo per bene e se siamo fortunati producono un chiletto di grasso per uno. Dai! Vediamo questa signora sui trentacinque anni che ci propone?
A onor del vero, per darle valore, vi dirò che era un’ impiegata. Madre di famiglia, quindi perfetta per l’aumento lipidico. Glielo facciamo un applauso? Glielo vogliamo fare a questo pezzo di donna?
– Si!! – Gridano.
E mi raccomando, che sia viva o vivo e sotto anestesia per arrivare al grasso, ok!?! Viva ma non vigile che senno muoiono di paura o dolore! Ok!?
– Ok! Si Chef lei è meraviglioso Chef! – Gridano.
Sono più amato del grasso stesso, mi gratto il naso e ringrazio con un mezzo inchino.
– Svuotate e poi scuoiate. Il grasso è una parte gelatinosa, sottilissima purtroppo, tra la parte interna dell’epidermide e i tendini. Qui si torna nel passato signori. –
Tossico e guardo la platea. Estraggo da sotto al tavolo una lama con la punta curva e le iniziali del mio trisavolo sul manico, ha denti affilati e la lama appena modellata.
– Ma non ti vergogni? – Arriva una voce dalla platea.
– Schifoso!
La luce mi acceca e non capisco, non vedo.
Sento le persone alzarsi, guardarsi intorno. Rumore di tamburi. Molti in prima fila si alzano, si guardano introno.
– Calmi, calme.
Due sagome corrono verso il palco. Lo staff ai lati della sala esce da una tenda, sono in tre e corrono. Intuisco comunichino tra di loro su come intervenire.
– Signore state calme, signori vi prego, – dico – abbiamo qualche dissidenza, qualche acredine. Devono di certo essere due umanisti, gli unici che insistono a darci contro per qualcosa di totalmente naturale. Tutti noi mangiamo i nostri simili da decenni, per gusto, per piacere.
La gente fischia alle due sagome arrivate qui sotto al palco, felpe nere con disegnati pezzi di essere umano. Sulle maniche hanno la scritta: Stop eating humans.
Estraggono due bombolette e spruzzano sulla folla un gas di colore blu. E poi su di me.
Due mani mi prendono le spalle. – Signore la prego, indossi la mascherina e ci segua.
Sono altri due ragazzi dello staff dell’ Auditorium. – Dobbiamo portarla via di qui.
Tiro su la maschera.
– Ma che hanno spruzzato? Cos’ è? Sono al grasso, dobbiamo parlare di grasso! Almeno portate via la donna, ha quasi un kg di grasso! Non fate riprendere questo momento vi prego. Fermi.
Le stesse braccia mi trascinano via mentre la folla si ammassa verso l’uscita.
Fine Prima Parte.