Giulio fissa la lavagna sulla quale ha appena finito di scrivere segni che gli appaiono del tutto privi di significato.
L’insegnante nota una goccia di sudore che compare da sotto la zazzera scomposta dello studente, uno dei più zucconi in quella classe di zucconi professionisti. Ma che ti è venuto in mente di interrogare proprio lui, di venerdì all’ultima ora, con questo mal di testa, sei proprio una masochista, si dice, distogliendo lo sguardo dal martire e rivolgendolo al resto degli zucconi che la fissano con sguardi per lo più vuoti.
Anche Giulio getta uno sguardo disperato alle sue spalle.
L’interrogazione di matematica non se l’aspettava proprio – ma anche se fosse stata in programma, che sarebbe cambiato? Di matematica non capisce niente da sempre. Se non fosse per quella ingenua di Carla, che in cambio di qualche bacetto e una strusciatina ogni tanto gli passa le soluzioni durante i compiti in classe, Giulio starebbe ancora in prima liceo, a cercare di capire i polinomi.
Sono proprio gli occhi celesti di Carla che cerca fra i banchi, sperando in un miracolo.
Eccola lì, in terza fila. Le fa un cenno, congiungendo le mani in un cenno di preghiera, con l’aggiunta di un occhiolino che promette la giusta ricompensa.
Carla osserva la disperazione dipinta sul viso di Giulio con una smorfia di disprezzo. Ancora mi cerchi? pensa. Devi proprio pensare che sono una cretina, che avrei continuato per sempre a strofinarti la patta e ad aiutarti in matematica in cambio di una misera pomiciata ogni tanto. Però al cinema ci porti Deborah, perché tutti i maschi portano al cinema Deborah, quella c’ha pure il nome da zoccola, e allora sai che c’è? La soluzione all’equazione fattela suggerire da Deborah! conclude, piegando la testa in direzione di Deborah, seduta sul banco davanti.
Giulio nota il cenno del capo di Carla, ma seguendone la traiettoria incrocia gli occhioni neri di Deborah – non certo una campionessa in matematica.
Deborah ricambia il suo sguardo, e accenna un sorrisetto, sollevando un angolo della bella bocca carnosa. Fra tutti i ragazzi che frequenta, Giulio è quello che le piace più di tutti. Bacia bene, sa usare con perizia anche le mani e poi il cinema lo paga sempre lui. Chissà, magari oggi pomeriggio potrebbero andare a vedere l’ultimo della Marvel, c’è quell’attore figo che in costume da supereroe mostra tutti i muscoli e pure un discreto pacco, quasi quasi…
Giulio vede il sorriso di Deborah allargarsi mentre gli strizza l’occhio e nota il rapido passaggio della lingua rosea attraverso le sue labbra rosse. Le sensazioni calde e umide che normalmente quella lingua gli provoca, però, non si fanno vive. Avverte solo una morsa di freddo che gli stringe la nuca, trattenendolo in sospeso sopra la voragine che gli si è aperta sotto i piedi da quando la prof l’ha chiamato alla lavagna. Stavolta non la scampo, pensa, e con un votaccio a quel punto dell’anno sarà dura recuperare.
“Allora? Vogliamo fare notte? Su, ti detto il primo passaggio, poi continui da solo”, sì come no, me l’immagino, pensa l’insegnante, ma fra qualche minuto suonerà la campanella e saranno tutti liberi, lei, lo zuccone alla lavagna e gli altri zucconi seduti fra i banchi e prima ci arrivano meglio è.
“X al quadrato per ipsilon al quadrato”, comincia a dettare.
Giulio getta un ultimo sguardo disperato a Deborah, a Carla, al resto della classe, e volta le spalle a tutti.
Fissa la lavagna, afferra il gessetto bianco, ci si aggrappa come se fosse l’unico sostegno a tenerlo in bilico sopra quel baratro spalancato sotto i suoi piedi, e comincia a scrivere.
La lavagna fischia istericamente. Ahò, ragazzino, fa’ piano con quel gessetto del cazzo!
L’insegnante finisce di dettare e Giulio analizza la situazione, che non è affatto migliore di qualche minuto prima. Adesso le gocce di sudore che gli piovono da sotto il ciuffo ondulato sulla fronte sono due, grosse come due affluenti del Nilo in piena.
Qui la cosa non si sblocca, pensa l’insegnante, scuotendo la testa. “Carla, vuoi dargli una mano tu?”, chiede, sperando che almeno lei, una delle poche che di matematica ci capisce, possa porre fine allo strazio di tutti.
Eh, no, col cavolo che lo aiuto a quello lì, pensa Carla alzandosi in piedi. “Prof, mi ha interrogato solo l’altro ieri”, dice, “credo che Deborah abbia un voto molto più vecchio del mio”.
Deborah, lo sguardo fisso sullo schermo del cellulare sul quale ha attivato la fotocamera frontale per specchiarsi, pensa che potrebbe fare qualche lampada abbronzante prima dell’estate. A malapena sente il suo nome pronunciato da qualcuno alle sue spalle, ma quando è la prof a ripeterlo – “Deborah ci pensi tu ad aiutare Giulio?” – solleva lo sguardo spalancando gli occhi: “Eh?”
L’insegnante vorrebbe sbattere la testa sulla cattedra, dalla parte dello spigolo. “Carla dice che tu puoi aiutare Giulio a risolvere l’equazione”, ripete cercando di non perdere la calma.
‘Sta secchiona racchia di merda, pensa Deborah scuotendo la testa. “Beh, prof, se l’ha chiesto a Carla dovrebbe farlo lei”, risponde poi, sollevando il mento.
“Perché, tu non sei in grado?” ribatte piccata Carla.
“Sei tu la prima della classe, no?”, replica Deborah, voltandosi appena verso la compagna.
“C’è chi è brava a scuola e chi al cinema!”, sibila Carla, rivolgendo lo sguardo verso Giulio.
Giulio impallidisce vistosamente. Oh, cazzo! pensa, addio ripetizioni gratis.
“Su, Carla, facciamola finita, vieni alla lavagna” dice l’insegnante.
“Non è giusto, prof!”, protesta Carla.
Vi prego, vi scongiuro, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti! pensa Giulio, il gessetto che si scioglie nella mano sudata.
Vi prego, vi scongiuro, piantatela! pensa l’insegnante, la cui palpebra destra batte al ritmo delle fitte di emicrania.
Carla raggiunge Giulio, gli passa davanti sferrandogli una gomitata, e si piazza di lato alla lavagna con le braccia conserte. Piuttosto che darti una mano mi rovino la media! pensa mentre fissa torva la prof e Giulio.
Giulio le regala un ultimo sguardo implorante e torna a fissare la superficie della lavagna con il gessetto in mano, come un dannato che fissa l’abisso.
La lavagna geme: Oddio no, ora ricomincia la tortura!
La campanella suona la fine dell’ora.
L’insegnante pensa Dio ti ringrazio!
Giulio pensa Dio ti ringrazio!
Deborah pensa Deciso, prenoto una lampada!
Carla pensa Ti sei salvato ma tanto mi ricapiti!
La lavagna pensa Dio ti ringrazio!