MARE SPORCO IN CALABRIA. LA DEPURAZIONE NON C’ENTRA!

Tempo d'estate, tempo di mare sporco. Accuse, polemiche tra Regione e Comuni, tra Comuni limitrofi.

Una grossa grana per il neopresidente.
“Sono qua da pochi giorni, e guarda tu che cazzo mi doveva capitare”. È nervoso, il presidente della Regione. Non riesce a stare fermo. Dribbla i suoi più stretti collaboratori, che ha convocato con un whatsapp tanto laconico quanto allarmante: “Emergenza. Appuntamento alle 7 in presidenza.” Questo alle 2 di notte. Ora sono tutti lì, e inseguono Giacomo Nasuti per tutto l’ampio locale dalle vetrate enormi che danno sull’agorà interna del palazzo. Lui impreca senza sosta, ma nessuno ha il coraggio di interromperlo.

Tempo d’estate, tempo di mare… sporco. Accuse, polemiche tra Regione e Comuni, tra Comuni limitrofi. Strali contro le aziende che non depurano le acque prima di scaricarle. Picchetti davanti ai depuratori più grandi, che non funzionerebbero a dovere. Articoli sui giornali, nei quali ogni amministrazione chiama in causa quella precedente e viceversa. In questa situazione bollente, che al confronto i 37 gradi di temperatura esterna risultano refrigeranti, è arrivato sulla scrivania del presidente un plico indirizzato solo a lui, e a nessun altro. Contiene un rapporto riservato dell’E.I.C.S., Sezione Calabria. Nella premessa, si annuncia chiarezza sulle cause dei cattivi odori e del lerciume nell’elemento che da più parti viene indicato come potenziale prima fonte di reddito per la regione: il mare. E continua: “Ci sono centri abitati che nella bella stagione moltiplicano i loro residenti. Da questo dato vengono tratte conclusioni in base a un ragionamento causa – effetto che solo all’apparenza non fa una piega. Gli impianti fognari e depurativi di tali territori, sottoposti a stress, posto che le persone espletano le loro funzioni fisiologiche nel luogo di temporanea residenza, non avendo certamente la possibilità di farlo in quelli di provenienza, non riescono a sopportare il carico supplementare. Da qui il mancato o insufficiente funzionamento delle condotte fognarie e degli impianti di depurazione. Una soluzione immediata sarebbe aumentare la portata delle condotte e potenziare gli impianti di depurazione per far fronte ai picchi dell’apporto… ehm di “materiale”. In effetti, si tratta di un sogno che non si è tradotto in fatti concreti, se non in qualche paese costiero universalmente apprezzato e lodato.

“Ma guarda tu sti stronzi, sbotta il presidente, si permettono pure questo sarcasmo fuori luogo. Ma come cazzo si permettono? Ma chi sono questi? Vabbò, proseguiamo.”

“La seconda soluzione risulta, allo stato delle conoscenze dell’anatomia umana, molto problematica. Alcuni studiosi si sono addentrati da qualche anno su un terreno a dir poco avveniristico, nel quale gli obiettivi saranno raggiunti, SE lo saranno, tra molti anni. Gli studiosi si sono divisi in due gruppi, ognuno dei quali sta approfondendo ipotesi molto diverse. La prima: realizzare un prodotto medicale che provochi una stitichezza temporanea, per un periodo predeterminato. Ferie di 15 giorni? Stipsi per 15 giorni. Di una settimana? Una settimana di stitichezza. Il secondo gruppo sta lavorando a qualcosa di veramente rivoluzionario: ogni vacanziere, prima di partire, dovrebbe depositare in un apposito centro di raccolta il proprio apparato intestinale, così da evitare che “la produzione” fisiologica vada a intasare le condotte fognarie del luogo di destinazione. Gli esperti non fanno mistero della complessità di questa ipotesi di lavoro, ma i progressi della scienza non finiscono mai di stupire.

“E ora qua viene il bello!”, urla Nasuti. “Sentite, è veramente pazzesco! Non so davvero come potremo uscirne.”

“I risultati dello studio di questo Ente (E.I.C.S.), legge ancora urlando il presidente, potrebbe mettere la parola fine agli studi dei quali abbiamo dato notizia, ma anche al problema del mare sporco. Le conclusioni alle quali sono giunti i nostri esperti, suffragate da una rigorosa valutazione peer to peer, ancora non pubblicate per ovvie ragioni di opportunità, partono da un assunto fuori discussione: esiste una correlazione tra la crescita esponenziale della popolazione residente in determinati territori in estate e l’inquinamento da coliformi fecali delle acque marine. È la seconda fase del processo che l’E.I.C.S. mette in discussione: non sono le condotte fognarie e gli impianti di depurazione, sotto stress per la portata eccezionale, a determinare il fenomeno.

Esso è invece causato dalla contemporanea presenza in acqua di migliaia di locali e importati STRONZI. Sono loro, direttamente e senza passare da wc, fogne, depuratori, a inquinare il mare. Gli esperti dell’E.I.C.S. hanno condotto un sondaggio su un campione rappresentativo di bagnanti. Da esso, hanno potuto appurare che in alcuni tratti di mare particolarmente inquinati alle ore 11, solo il 10% dei bagnanti aveva espletato le proprie funzioni fisiologiche nelle ore precedenti. Il dato si è ribaltato in altre porzioni di litorale in cui, alla stessa ora, le acque erano limpide e cristalline: il 90% degli intervistati ha risposto “sì” quando è stato chiesto loro se, prima di arrivare in spiaggia, avessero fruito dei servizi igienici. È lampante, perciò, che sono gli STRONZI a rendere molti tratti di mare infrequentabili. La soluzione, perciò, sarebbe a portata di mano: impedire loro di fare il bagno a mare, se non dopo aver cessato da almeno una settimana di comportarsi da STRONZE e STRONZI”. “Avete capito in che cazzo di vicolo cieco ci hanno cacciati? Sentite, sentite!” urla Nasuti ai collaboratori sempre più preoccupati. “Purtroppo, c’è una difficoltà non da poco: l’individuazione degli Stronzi può essere compiuta solo da chi direttamente ha avuto occasione di saggiarne la stronzaggine. E qui potrebbe entrare in funzione un deprecabile meccanismo delatorio: se c’è qualcuno che non posso soffrire per qualsiasi motivo, lo segnalo a un ipotetico “Ufficio anti stronzi” e provoco il suo bando da tutte le spiagge. È evidente come una decisione del genere sarebbe moralmente e giuridicamente impraticabile. Rimane quindi sul tappeto, in tutta la sua gravità, la questione del riconoscimento oggettivo degli STRONZI. Quasi nella totalità dei casi, infatti, essi si celano dietro visi dolci e sorrisi accattivanti. Hanno la vocina suadente, miaomiao, non si alterano, parlano un italiano (discorso a parte per STRONZI stranieri) perfetto, e non dicono parolacce. Fanno sfoggio di buone maniere. Anche l’impressione dalla quale deriva la locuzione “faccia da stronzo” non viene in aiuto, perché crediamo sia capitato a tutti di pensare una cosa del genere per scoprire poi di essersi completamente sbagliati  . Insomma questo Ente (ENTE ITALIANO CONTRO GLI STRONZI, E.I.C.S.), Sezione Calabria, pur non sottacendo la validità dello studio ed essendone orgoglioso, avendo finalmente detto una parola definitiva e scientificamente fondata sulle cause del mare sporco, ritiene che la questione sia tutt’altro che chiusa dal punto di vista delle soluzioni applicabili. Si tratta di mettere a punto, magari con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, un apparato che raccolga i dati relativi a ogni persona che si reca a mare, verificandone oggettivamente e preventivamente, all’arrivo al limite della spiaggia, il grado di stronzaggine. Una macchina anti stronzi (acronimo ipotizzabile, M.A.S.) è quello di cui abbiamo urgente necessità”.

“Capite ora in che casino siamo,” urla Nasuti rivolto ai collaboratori, mentre scaglia il rapporto contro la parete lontana dalla scrivania presidenziale.

“Cosa dovremmo fare, con tutti gli stronzi che ci sono in giro? Mandarli via? Quanti turisti rimarrebbero, che cazzo faremmo con la stagione turistica? E in ogni caso, come facciamo a rintracciarli, se qualcuno non tira fuori dal cilindro questa benedetta M.A.S.? Dai, sediamoci e cerchiamo di pensare a qualcosa capace di cavarci fuori da questo disastro. E mi raccomando, di quanto abbiamo letto non deve uscire fuori di qui neanche una parola! Si scatenerebbe l’inferno, avremmo problemi di ordine pubblico, con le persone che si accusano l’un altro di stronzaggine e di essere quindi responsabili dell’inquinamento marino. Non usciremo da questa stanza fino a quando non troveremo il modo di gestire la situazione senza provocare danni”.

Viene costituita immediatamente una U.C.A.S. (Unità di Crisi Anti Stronzi) nella quale vengono cooptati, col vincolo del segreto, accademici e luminari. Sono molti gli aspetti, anche di carattere etico, da considerare. Le ore vanno via veloci. Come riconoscere gli STRONZI? E, una volta individuati, come si potrà impedir loro di frequentare le spiagge, tra l’altro in questo periodo di canicola opprimente? Attorno alle due questioni principali si arrovellano i componenti della U.C.A.S.

A un certo punto, chiede di intervenire il dirigente del Ministero dell’Interno. Il chiacchiericcio cessa all’istante, i capannelli si disperdono, ognuno prende posto con le orecchie tese. Il dott. Francesco Presutti, elegantissimo nel suo completo blu notte, con un viso dalla mascella volitiva sul quale spiccano baffetti perfettamente curati, si accomoda accanto al presidente e attacca: “Premetto che sulla questione del riconoscimento degli STRONZI non mi pronuncio. Salto quindi direttamente alla fase a valle, quando l’individuazione dei soggetti inquinanti sarà stata compiuta. La mia proposta ha i suoi difetti, giacché comporterà limitazioni della libertà delle persone e credo sarà necessario un provvedimento legislativo ad hoc. Inoltre, si dovrà avviare una campagna di sensibilizzazione per far comprendere ai cittadini oggetto delle misure da assumere che esse sono dolorose ma necessarie per preservare la nostra economia. Per il bene della collettività, insomma. Per andare al quaglio: a mio avviso l’unica maniera per uscirne è prevedere delle spiagge destinate esclusivamente agli STRONZI. Questo per due motivi: i non STRONZI potranno continuare a immergersi in acque pulite, mentre gli STRONZI non potranno prendersela che con sé stessi e i loro simili. Probabilmente si verificheranno casi di famiglie che si dovranno separare, perché, ad esempio, un padre stronzo può avere un figlio che non lo è. Ma saranno, a mio avviso, casi sporadici giacché, di norma, e qui ci viene in soccorso il detto “tale padre, tale figlio”, se un padre è stronzo è difficile che non ne venga fuori uno stronzetto. Si tratta perciò di indicare ampi tratti di litorale dove gli STRONZI potranno comodamente recarsi senza dare fastidio a nessuno, neanche ai propri simili. Degli STRONZI messi uno accanto all’altro, ne sono certo, non avvertiranno alcun problema”.

Nasuti, che ha seguito in religioso silenzio l’esposizione del dott. Presutti, non può fare a meno di lanciare un applauso al suo indirizzo, subito seguito da tutti i componenti della U.C.A.S. In breve, sono tutti in piedi a battere fragorosamente le mani rivolti al valoroso dirigente del Ministero degli Interni.

“Bravo, dottore, mi sembra una soluzione equilibrata. E dalla reazione dei presenti ho l’impressione che il consenso sia unanime. Grazie! Ora, però, ci dobbiamo concentrare sulla questione a monte: come individuiamo gli STRONZI? Sappiamo che sulla terra ferma, fuori dall’acqua marina, essi non emettono alcun cattivo odore e non sporcano, come invece accade quando entrano in contatto con l’acqua di mare. Questo è un particolare, del quale dovremo tener conto nel prosieguo della nostra discussione, su cui mi ha reso edotto poco fa il professore Carrialandi. Allora, c’è qualcuno che si vuole esprimere su questo aspetto?”

Silenzio assoluto!

E poi di nuovo chiacchiericcio, capannelli, gesticolazione nervosa, visi preoccupati. Trascorre mezz’ora, un’ora, poi due. Al che, da un angolo della stanza sale un grido di giubilo potentissimo:

“Sììì!”.

Tutti gli occhi si puntano sull’assessore Peppe Odoroso, il più giovane della Giunta, che fino a quel momento se n’era stato in disparte a cercare ispirazione nel suo smartphone. “Scusate, amici, ma non ho potuto evitare di esprimere in maniera così rumorosa la mia gioia: forse ho trovato il rimedio!”

“E dai, assessore Odoroso, lo incalza il presidente, non ci fare stare sulle spine. Dicci quale sarebbe questo rimedio!”

Il giovane Odoroso non sta nella pelle. Al primo incarico importante ha l’opportunità di mettersi in luce su un problema fondamentale. “Allora, esordisce, non possiamo verificare la stronzaggine facendo entrare in acqua le persone. In tal modo, il danno si produrrebbe subito, e a nulla servirebbe fare allontanare gli stronzi successivamente. Ergo, questa ipotesi è da scartare.” Odoroso la stava prendendo da lontano, per assaporare il suo successo goccia dopo goccia. Non aveva fatto i conti col presidente:

“Assessore Odoroso, mi vuoi fare incazzare? Vai al sodo, che non abbiamo tempo da perdere con le premesse”.

Che STRONZO arrogante, pensa Odoroso, Putin in confronto a lui è un sincero democratico. Poi riprende:

“Va bene, allora io ho pensato che l’unico modo per smascherare gli STRONZI prima che entrino in mare è quello di fermarli al limite della spiaggia…”

“Odoroso, esplode Nasuti, bravo, hai scoperto l’America, questo lo sappiamo già. Se non arrivi al nocciolo della questione entro due minuti ti mando a casa all’istante, così la smetti di fare il saputello e di rompere i coglioni!”

Ma è proprio uno STRONZO, pensa l’assessore, lo vorrei tanto mandare a quel paese. Ma gli viene in mente che sarebbe la fine dei suoi sogni di carriera politica, e si trattiene.

“Subito, presidente, mi scusi. Stavo dicendo, fermarli al limite della spiaggia, ma come? Un sistema c’è, ed è quello di bagnarli con acqua di mare prima…”

“Già, vero, sempre più paonazzo il presidente, ecco l’intelligentone. E che gli diciamo, se vogliono assaggiare l’acqua per vedere se è di loro gradimento la temperatura?”

“Stronzo maledetto, ma a bassa voce, Odoroso, no presidente, montiamo delle docce, ma con acqua di mare, e diciamo che, per ragioni igieniche, è obbligatorio bagnarsi prima di accedere alla spiaggia. Che so, per la pandemia, o per altri motivi per i quali la gente lo farà volentieri, per sicurezza”.

Il presidente, stavolta, non dice nulla. Non ha mai potuto soffrire questo ragazzino che gli ruba visibilità, per ora, e in futuro anche i voti, ne è certo. Ma i componenti dell’U.C.A.S. non stanno nella pelle, così come Odoroso. La decisione passa all’unanimità, mentre Nasuti fa buon viso a cattivo gioco.

In pochi giorni, sotto la direzione del generale Gilberto Ragazzino, vengono montate e rese funzionanti le docce, mentre il rapporto viene chiuso in un cassetto e l’E.I.C.S. viene messo a tacere con un cospicuo finanziamento per le sue ricerche.

Il meccanismo si rivela perfetto: gli STRONZI vengono identificati e, senza alcuna protesta da parte loro per non rischiare il linciaggio per il cattivo odore che emanano, inviati alle S.R.S., le spiagge riservate agli stronzi. Il mare e il turismo sono salvi.

Poco tempo dopo il presidente, accompagnato dall’intera giunta, compreso l’assessore Odoroso che lui avrebbe lasciato volentieri a casa, si reca nella spiaggia più rinomata per celebrare il successo della stagione estiva. I turisti sono arrivati a frotte a rifrescarsi nel mare mai così pulito. Molti vengono dirottati, per le ragioni che sappiamo, su altre località, ma questa viene propagandata come una necessaria misura per contenere il sovraffollamento. Il presidente è amante della montagna, e odia letteralmente il caldo, il mare, la spiaggia. Ma oggi gli tocca, è il giorno del trionfo, chissà che non ci scappi una candidatura al Parlamento dopo un tale successo. A debita distanza dal mare concede interviste su interviste, accreditandosi come l’unico artefice dei successi della sua giunta. Sul più bello, si espande dal suo corpo un fetore insopportabile, mentre una macchietta d’acqua s’allarga sul suo vestito color panna. Chi si tura il naso, chi si allontana di soppiatto. Poco lontano, l’assessore Odoroso, in disparte come suo solito, consegna a un bimbetto un biglietto da 50 euro. Lui si allontana tutto contento, con in mano un bicchierino di plastica vuoto.

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