Racconti paranormali – Ezio

Una volta varcata la porta di ingresso, la sagoma buia di Ezio, vista in controluce, in fondo al corridoio, appare gigantesca.

Claudia Colaneri conduce laboratori di scrittura collettiva per disabili adulti con ritardo mentale. La sfida consiste nel trattare temi “alti”.

“Guardi, più me ne parla e più credo che lei sia molto fortunata a fare un lavoro del genere; immagino che non ci si annoi mai.”

“Dice?”

“Certo, sono così divertenti?”

“Guardi, il compito più importante, nel mio lavoro, è proprio creare questi momenti, queste occasioni. Piccole parentesi che interrompono la noia di giorni sempre uguali, di una vita senza grandi prospettive. Ogni momento di divertimento, ogni sorriso, è una conquista e un riscatto.”

Tutti i giorni alle 9.20 gli ospiti del centro hanno un dubbio: “Qualcuno ha suonato al citofono?”

L’impulso elettrico è stato talmente breve che nessuno è sicuro che il citofono abbia veramente suonato; ma, siccome sono le 9.20, citofono o no, fuori al cancello c’è sicuramente Ezio, che aspetta di entrare.

Una volta varcata la porta di ingresso, la sagoma buia di Ezio, vista in controluce, in fondo al corridoio, appare gigantesca. Lui avanza ciondolando, con il viso rivolto verso il pavimento, e gli occhi che rubano inquadrature sbieche di ciò che è intorno a lui. Se incontra qualcuno, incrocia lo sguardo a colpi di flash e poi di nuovo buio. Non rivolge la parola ai compagni, ma se uno di loro gli tende la mano, la sfiora con gentilezza e soffoca un sorriso nell’incavo del braccio. Ha una spiccata passione per le poltrone, appena ne vede una da lontano, accelera e pattina sulle mattonelle, come un enorme pinguino, con spalle e ginocchia strette, braccia rigide e mani che sfarfallano. Atterra sulla poltrona, si rannicchia e immerge il viso nelle sue mani. Scompare lì dentro, dove nessuno può vederlo. Intorno a lui, si parla, si sente la musica, si bisticcia, si mangia, si ascolta la pioggia o ci si lamenta del caldo. Lui resta zitto, completamente nascosto dentro le mani. Da quella posizione, adora spiare i discorsi degli altri, meglio ancora se si sta parlando di lui. Se qualcuno chiede in tono scherzoso: “Ma Ezio è arrivato?” Lui scuote la testa. “Dov’è Ezio?” Insiste qualcun altro; lui allora manda un sibilo dai palmi cavernosi: “A casa!”

“Allora scrivi che è assente!” Esorta un compagno al responsabile di turno. Il corpo cicciotto di Ezio inizia a vibrare, mentre lui soffoca le risate nelle mani.

Se ne sta seduto, rannicchiato e stretto, come se volesse rimpicciolirsi fino a entrare sul serio nel palmo di una mano.

Esce dal suo nascondiglio solo quando è incuriosito da qualcosa; in particolare lo divertono gli infortuni degli altri. Ogni volta che un compagno inciampa su un gradino, si morde la lingua per errore; dice una barzelletta che non fa ridere, si schiaccia un dito del piede sotto la zampa di una sedia, trova il bagno occupato in un momento critico, è stato lasciato dalla fidanzata o viene punto da una zanzara; Ezio allarga le dita quel tanto che basta per spiare quanto sta succedendo e sbellicarsi dalle risate.

Quando non va al centro, Ezio gira per il quartiere, cammina per la strada e non guarda gli ostacoli, finisce addosso ai pali e rimbalza, come se niente fosse. Sembrerebbe un ragazzo un po’ speciale, come ce ne sono tanti; in realtà lui è ancora più speciale perché non sta solo passeggiando: è in missione.

Il suo compito segreto è ritrovare i volantini perduti. Non si capisce se dipenda solo dal vento o dalla distrazione di qualcuno; fatto sta che il quartiere è da anni infestato da volantini pubblicitari sparsi sulle macchine o infilati nelle cassette delle lettere. Per fortuna c’è sempre scritto il mittente, con tanto di indirizzo. I più colpiti da questo fenomeno sembrano essere i supermercati e le palestre, forse perché hanno una gran quantità di impianti di areazione che sparano folate d’aria calda, insieme a centinaia e centinaia di volantini. Anche i piccoli esercizi commerciali non sono immuni: parrucchieri, negozi di calzature, trattorie. Una volta qualcuno lo vide andare in cerca di un gettone telefonico: si era imbattuto in una serie di volantini che offrivano lavoro da casa e riportavano il numero di cellulare di una certa Marisa. Ezio la chiamò da un telefono pubblico, per dirle che qualcuno la stava cercando per offrirle un lavoro, ma la sua voce era troppo flebile e Marisa rispose gridando con una serie di parole straniere, tranne una: “Maniaco”.

Con l’esperienza, Ezio notò che, durante i saldi e le festività, i negozi perdono molti più volantini, rispetto al solito; inoltre la maggior parte di essi finisce sull’asfalto; per non parlare di sua zia che li usa vergognosamente per farci pisciare il cane.

Era più o meno il periodo che precede il Natale, quando Ezio trovò i volantini del macellaio amico di suo padre, quello che gli regalava le uova da bere, fin da quando era bambino. Capì allora che nessun commerciante era al sicuro e lui avrebbe dovuto fare qualcosa, a partire dal suo amico macellaio.

Iniziò così la raccolta dei volantini perduti.

È un lavoro faticoso, che lui svolge diligentemente sette giorni su sette, anche nei festivi. I volantini si impilano sulle sue mani, diventando sempre più pesanti. Giunto a casa, li smista sul tavolo della cucina, a seconda del supermercato o del negozio, poi li ripone accanto alla porta di casa. Il mattino successivo esce e fa il giro dei negozi per riconsegnare i volantini perduti.

È un atto di generosità che lui svolge in modo totalmente volontario. Non chiede mai di essere pagato, perché trae soddisfazione dal mettere in pratica il suo senso civico. Purtroppo, spesso, il suo impegno non viene capito; un giorno, suo padre, dopo aver ricevuto la telefonata di Gaetano, il macellaio, lo convocò in cucina e lo rimproverò, dicendo che già c’era una persona, pagata apposta per fare volantinaggio. Ezio concluse che questo tizio fosse un truffatore: uno che, invece di mettere in ordine i volantini, li gettava sulle macchine e nei portoni. Quindi si mise in testa di scovarlo.

Il suo sistema per trovare le persone era infallibile: piazzarsi a metà della strada principale e restare fermo. Prima o poi passano tutti di là. Applicava questa tecnica soprattutto per le ragazze. Se incrociava per caso una ragazza carina, piantonava la via principale finché non la rincontrava. Una volta si mise a piovere a dirotto, ma lui rimase là, finché non vide la figlia di un’amica di sua mamma, che aveva già visto a una cena, affacciarsi da un finestrino appannato, fermarsi un attimo all’incrocio per dare la precedenza e poi svanire dietro l’angolo della farmacia.

Rincontrare le ragazze, anche solo una volta, soddisfaceva le sue fantasie più o meno romantiche.

Stavolta però non era lì per rivedere una fanciulla e non sapeva neanche chi sarebbe arrivato.

Aveva attaccato alle otto del mattino e dopo un’ora e mezza ecco un tipo losco, con felpa e cappuccio, che trascinava un carrello pieno di fogli impilati e fissati con lo spago. In mano aveva un mucchietto di volantini che abbandonava e sperperava sulle macchine parcheggiate. Ezio si sentì quasi offeso da tanto spreco. Si avvicinò al tipo con passo svelto e deciso. La sua mole sballonzolante costrinse il ragazzo a voltarsi di scatto e indietreggiare.

“Nome?” Chiese Ezio.

Il giovane esitò: “Cosa?”

“Nome!” Ripetè Ezio in tono più insistente e avvicinando il viso ben oltre la distanza minima tollerata dal suo interlocutore.

“Ah, sì, Mirco. Mi chiamo Mirco.” Rispose il ragazzo sperando di aver soddisfatto il suo aggressore.

“Cognome?” Disse ancora Ezio, alzando ulteriormente il tono di voce.

Il ragazzo prese a balbettare, visibilmente spaventato; farfugliò qualcosa e tentò di afferrare il carrellino per allontanarsi, ma Ezio bloccava le ruote col piede e ripeteva: “Cognome?”. Così il ragazzo fuggì, Ezio prese il carrello e, tutto orgoglioso, andò a riconsegnare i volantini al discount dal quale erano stati trafugati.

Tornato a casa dovette restare tutta la sera con la faccia nascosta nelle mani, mentre i suoi genitori litigavano per chi dei due avrebbe dovuto occuparsi di lui e dei suoi volantini. Intanto, nel buio delle sue manone, sorrideva, pensando a tutti gli automobilisti che, quel giorno, non avrebbero gettato a terra i volantini del supermarket, strappati dai parabrezza delle loro macchine.

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Claudia Colaneri

Claudia Colaneri lavora in ambito sociale come operatrice e formatrice, specializzata in teatro integrato, metodo autobiografico, scrittura creativa, musicoterapia. Per lei, scrivere è una forma di comunicazione non autoreferenziale, ma interpersonale. Quando la scrittura viene messa al servizio degli altri non è più solo arte, ma diviene un fenomeno sociale e un potentissimo atto rivoluzionario.

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