Quando la precisione diventa imprecisione

Oggi parleremo di precisione nella scrittura. E ci chiederemo quando la precisione diventa imprecisione.

Oggi parleremo di precisione nella scrittura. E ci chiederemo quando la precisione diventa imprecisione.

La precisione – l’esattezza – è importantissima nella scrittura, insieme alla chiarezza. La precisione viene tutta dal linguaggio scientifico, che deve essere preciso per necessità, per forza, se non lo fosse sarebbe un casino! Se il linguaggio scientifico, tecnico, fosse ambiguo, indefinito, vago, come il linguaggio della poesia, – beh, sarebbe un fioccare di interpretazioni su qualunque cosa, non ci si intenderebbe su nulla, pensiamo agli “interminati spazi” e i “sovrumani silenzi” leopardiani dell’infinito! La poesia può permettersi la vaghezza, l’incertezza semantica può essere un pregio in poesia, ma le parole scientifiche invece sono quasi sempre univoche nel significato, all’interno della propria disciplina.

C’è una precisione semantica, grammaticale, ortografica, sintattica. Hai voglia quante diverse precisioni devono esserci! Quindi dire la lingua di quello scrittore è imprecisa, beh, non è un difetto (stilistico) da poco! Come si migliora la lingua dal punto di vista della precisione, come si fa a essere più precisi? Beh, al solito leggendo, leggendo tanto, usando il dizionario della lingua italiana, consultando quello dei sinonimi e contrari, che ormai si trova anche on-line, e basta un clic per attivarlo, conoscendo i lemmi tecnici che si stanno usando, per evitare gli errori di significato, le improprietà (scrivere “eccesso d’ira”, invece di “accesso d’ira”, fra i più comuni, “schernire” al posto di schermire: Sommerso dai complimenti, il giovane si schernì, dicendo che…”). Ma veniamo alla domanda iniziale, quand’è che si diventa imprecisi rincorrendo la precisione? Per esempio, quando scegliamo di usare un termine del gergo tecnico improprio, sbagliato, quando potremmo usare una parola più generica, di uso comune, di cui siamo più sicuri. Quando siamo troppo “creativi” o avventurosi nelle metafore che usiamo, quando facciamo citazioni sbagliate ecc.

Come esercizio, fate degli esempi di svarioni e inesattezze che spuntano fuori durante un’occasione mondana, per esempio una cena elegante, di quelle in piedi, dove non tutti si conoscono e si cerca di fare bella figura. Sbizzarritevi nei dettagli. Quello che conta è che sia anche un po’ comico.

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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