I vizi

Quando il vizio non dà fastidio a nessuno, si chiama abitudine.

Claudia Colaneri conduce laboratori di scrittura collettiva per disabili adulti con ritardo mentale. La sfida consiste nel trattare temi “alti”. Ecco quello che può succedere in un normale incontro:

Quando abbiamo un vizio ce lo dicono gli altri; da soli è difficile accorgersene, perché a noi, di solito, i nostri vizi non danno fastidio. Spesso ci siamo anche molto affezionati. Alcuni li amano proprio.
Tra un vizio e una fidanzata, vorremmo preferire tutt’e due. Solo che poi è la fidanzata che finisce per preferire un altro.
Quando il vizio non dà fastidio a nessuno, si chiama abitudine.
Lavarsi i denti, per esempio, è una buona abitudine; ma se mentre lo fai, schizzi il dentifricio sullo specchio, diventa un vizio.

I vizi capitali sono quelli che si nascondono per non pagarci le tasse. Eccoli:

La Superbia: è sentirsi circondati da persone inutili, per poi ritrovarsi a fare tutto da soli e lamentarsi della stanchezza.

L’Avarizia: è tenersi tutto stretto stretto, fino anche alla stitichezza.

La Lussuria: andare a letto con qualcuno, o da solo, per farsi divertire, ma senza impegno.

L’Invidia: è quando qualcuno ci racconta che fa una cosa che avremmo voluto fare noi e allora, dopo aver detto “Accidenti!”, ci giriamo di spalle e iniziamo a tirarglieli.

La Gola: è quando hai lo stomaco pieno, ma riesci sempre a trovare uno spazio per qualcosa che sicuramente ti fa male.

L’Ira: è il vizio di alzare. Si alza la voce, le mani, i tavoli; tutto sopra i limiti del controllo e della pazienza; fino a che, vieni portato in un posto dove non puoi alzare più niente: il carcere.

L’Accidia: è quel vizio che poi alla fine ti accorgi che ti è scaduto tutto: l’assicurazione, il latte, le bollette e puoi solo dire “Acci mia.”

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