Le patacche letterarie

Quand’è che un romanzo merita attenzione?, merita di essere letto?

Secondo voi quand’è che un romanzo merita attenzione?, merita di essere letto? Beh, voi pensateci, intanto vi dico la mia. Secondo me quando si verificano una serie di condizioni. Allora, anzitutto quando leggendolo avvertiamo che l’autore è a suo agio nella lingua – nello stile – che ha scelto per il suo romanzo. Poi se sentiamo che c’è rispondenza fra la vicenda raccontata e il carattere dei personaggi, cioè se c’è verosimiglianza e coerenza psicologica, soprattutto nel protagonista. Parafrasando un celebre proverbio, potremmo dire che se un certo personaggio è nato quadro non può diventare tondo nel corso della narrazione solo perché a noi serve narrativamente quel suo cambiamento; la evoluzione psicologica, morale, di un personaggio, deve essere coerente con la sua natura, con la sua storia personale, con il suo ambiente… se io sono un pavido, irresoluto, cacadubbi, per diventare un uomo temerario e decisionista dovrà succedere nella sua vita – nel racconto – qualcosa di veramente significativo che possa legittimare quel cambiamento. Altra condizione: se l’autore è “onesto” nel suo racconto, nella sua rappresentazione; ovvero se non cerca di sembrare diverso (migliore, più sapiente, più intenso, più arguto, più figo ecc.) di quel che è. Un vizio piuttosto diffuso nella nostra epoca. Questa attitudine dello scrittore al mascheramento, al travestimento, al voler sembrare qualcuno o qualcosa che non è, dà luogo a quello che oggi viene definito kitsch… qualcosa cioè che cerca di essere artistico, ma rivela la sua inautenticità. Ma chi lo decide che cosa è autentico e che cosa non lo è? Bella domanda, me la segno per un prossimo Sconsiglio. Come esercizio vi propongo questo: scrivete un elenco di romanzi che avete letto che vi sono sembrati inautentici, fasulli, insomma delle patacche. Alla prossima.

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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