Evasio era un uomo molto caratteristico che viveva a Roma nella zona tra Magliana e Portuense.
Di solito si sdraiava davanti alla porta a vetri della banca, oggi Unicredit. Era bruno, aveva una folta barba nera, spesso con un gattino intorno al collo.
Si spostava per il quartiere con una motoretta piccola e molto rumorosa, sempre con il gattino sul collo.
Nella sua postazione apriva pacchi di ogni dimensione costituiti da buste di plastica dalle quali tirava fuori ogni cosa come acqua, latte, ciotole per servire cibo al gatto.
Dopo tutto questo lavoro, sempre a Largo La Loggia, ogni tanto, chiedeva ai passanti degli spiccioli per mangiare qualcosa.
Una volta passò di lì una bambina, molto sensibile che appena lo vide cominciò a rovistare nelle sue tasche, raccolse tutto ciò che aveva e consegnò tutto ad Evasio, che entrò nel bar accanto dove acquistò la colazione, ma subito uscì portando il resto alla bimba dicendo:
“Erano troppi, cara”. Meravigliata la piccola corse dalla mamma a raccontare l’accaduto.
“Per Evasio erano troppi e mi ha dato il resto.”
Questo personaggio seguitò a vivere nello stesso modo a Largo La Loggia per diversi anni, ma un brutto giorno ci lasciò e il quartiere con la comunità di Sant’Egidio – che spesso si occupava di lui nei momenti critici: per il freddo, per l’alimentazione, per la doccia, per il taglio dei capelli, per la barba – lo commemorò e gli fece il funerale. Io e, forse anche gli altri abitanti della zona, quando passiamo nei pressi di Largo La Loggia, davanti alla banca che ora si chiama Unicredit, non possiamo non vedere l’ombra di Evasio con la sua motoretta e il suo gattino sulle spalle.
È rimasto lì, nessuno lo può negare. Prima di entrare in banca io guardo sempre se la strada è libera o c’è il nostro amico lì disteso, intento a curare i suoi gattini o a parlare con qualche passante, o con la bimba di tanti anni fa che gli diede i suoi spiccioli. Chissà se mia figlia Lucia, ora non più piccola, dopo tanto tempo, ricorda quell’episodio?